Anziché educare le sue alunne, le portava nei club privè. È l’incredibile storia che ha per protagonista una docente della provincia. Il fatto risale al 2010, quando la bella e giovane insegnante, oggi 36enne, dal fisico slanciato e i tacchi da 12, porta due sue studentesse, una delle quali minorenni, a trascorrere una serata hot in un locale per scambisti del torinese.
La storia, raccontata oggi dalla Stampa, è finita in tribunale. Sul banco degli imputati la prof: è accusata di violenza privata perché, secondo l’accusa, avrebbe minacciato le due studentesse: “Se lo raccontate, vi boccio”. Questa è la versione, almeno, ricostruita al Tribunale di Ivrea, dove si è aperto (ma subito aggiornato al 13 ottobre) il processo scaturito dalla denuncia della direttrice della scuola, un istituto professionale dell’Eporediese.
La storia di quella serata, che doveva rimanere segreta, le era infatti arrivata all’orecchio tra le battute e i pettegolezzi. “Quando la voce di quella serata hard è diventata più che un pettegolezzo – racconta la direttrice – ho convocato le due studentesse, che mi hanno confermato di essere state in quel locale con l’insegnante, così mi sono recata dalla polizia. E poi l’ho licenziata”.
Il racconto ‘boccaccesco’ – racconta l’Ansa – è stato confermato sul banco dei testimoni da un amico dell’insegnante. L’uomo che quella serata del giugno 2010 accompagnò le tre donne al club per scambisti ha riferito dei drink consumati sui divanetti del locali dalle luci soffuse, delle battute e delle risatine. “Ma non sapevo che una di loro fosse minorenne, non chiedo mai l’età a una donna…”, ha tentato di giustificarsi. L’insegnante – che nel frattempo ha già vinto la causa contro il licenziamento ottenendo anche un risarcimento economico – ha ascoltato impassibile, accanto al suo avvocato. “Quelle due studentesse non sono mai entrate nel privè”, sostiene il legale. Niente sesso, dunque, ma solo il desiderio di scoprire quel mondo tanto decantato dalla loro insegnante.
Tanta “curiosità”, insomma, quella che ha finito per rendere pubblica la storia per cui ora una delle due studentesse, che all’epoca dei fatti aveva diciannove anni, si è costituita parte civile. “Chiederò al giudice che vengano ascoltate”, riferisce ancora l’avvocato, che smonta il reato ipotizzato dagli inquirenti. “E’ un’accusa priva di fondamento – dice -: per violazione privata si intende impedire qualcosa a qualcuno con la forza. Non a parole”. Tanto più, conclude, “che l’insegnante non avrebbe potuto bocciare le due studentesse. I fatti si sono svolti a giugno inoltrato e i registri per l’ammissione agli esami erano già stati compilati”.
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