Alunni

“La prof migliore spiega con gli occhi felici. Per alcuni è colpa nostra se devono stare in classe”, i biglietti degli alunni sui docenti

Una bella iniziativa che permette di vedere la scuola dal punto di vista degli studenti: in un istituto di Firenze gli alunni hanno potuto esprimere commenti e opinioni sulla scuola e sui loro docenti in bigliettini anonimi. Lo riporta Il Corriere della Sera.

I biglietti anonimi

Il tema? Le relazioni docenti-allievi, la comunicazione tra adulti e ragazzi in classe. Sono stati scritti ben 500 bigliettini. Ecco il contenuto di alcuni:

“A me dà fastidio la mia insegnante quando urla. Perché di sicuro non è un urlo che ci fa entrare in testa le cose”. 

“La prof… è una delle migliori professoresse perché quando spiega si vede la felicità nei suoi occhi”.

“Molti professori non sopportano di non avere ragione, per questo non accolgono le proposte degli studenti”. 

“Grazie ai professori che non ti mollano mai perché sanno che ce la puoi fare”.

“Quando i prof entrano senza dare il buongiorno e hanno un atteggiamento sbagliano come fosse colpa nostra se devono stare in classe”.

L’iniziativa

Ad analizzarli un gruppo di 40 persone tra docenti e personale Ata, che ha iniziato a leggerli, per capire meglio cosa pensano i ragazzi. L’iniziativa viene dal dirigente scolastico: “Praticamente tutti giorni nella scuola ci sono lamentele di studenti e insegnanti sul modo di comportarsi degli uni verso gli altri –  spiega – Si passa da questioni più ordinarie e leggere ad altre più gravi. In alcuni casi le cose si chiariscono attraverso il dialogo e il confronto, altre volte no. Rimangono lì, con tutto il carico di malintesi e malumori. Parliamo di cose molto diverse tra loro. Di parole dette e non dette, di tono della voce che si percepisce sbagliato, di comunicazioni non verbali sgradevoli, di comportamenti e atteggiamenti che risultano aggressivi o invadenti urtando la propria sensibilità. Tutto questo alimenta la sofferenza e lo stress che studenti e insegnanti provano nel venire a scuola. Si parla spesso di ascolto, ma si pratica ancora troppo poco. Bisognerebbe ogni tanto ‘fermare le macchine’ e parlarsi davvero”.

“Vogliamo accogliere i fallimenti, i momenti di crisi e le cadute, che hanno tutti, insegnanti e studenti dentro il mondo della scuola”, spiega il preside.

Redazione

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