Il caso di Lucia Celotto, docente di inglese al liceo classico Plinio Seniore di Castellammare di Stabia che è stata picchiata da una madre scuola, davanti ai propri alunni, continua ad essere al centro dell’attenzione mediatica. La professoressa, 61enne, intervistata da La Repubblica (il quotidiano a sua volta aveva ripreso una trasmissione della WEB TV La voce della Scuola) , ha raccontato ulteriori dettagli sui momenti concitati durante i quali ha avuto luogo l’aggressione.
Secondo le sue parole è stata vittima di una vera spedizione punitiva, qualcosa di premeditato: “Erano in quattro, tutti familiari. Sono entrati dal portone principale senza che nessuno abbia provato a fermarli. Davanti a tutti la madre di Francesca, una ragazza della prima del liceo Artistico. Poi il marito, la nonna di Francesca e un giovane. Hanno iniziato a cercarmi, aula per aula”.
Sembra che i ragazzi sapessero già ciò che stava per succedere: “Con i loro cellulari accesi, i ragazzi sapevano in diretta che stava succedendo qualcosa. Una classe si avvertiva con l’altra, segnalavano l’avanzare di quella famiglia dentro la scuola”.
La stessa professoressa aveva presagito il rischio di avere un confronto con la madre, ma non avrebbe mai pensato di essere picchiata da lei: “Ero tranquilla e volevo trasmettere tranquillità ai miei ragazzi. Loro mi dicevano: ‘Prof, stia attenta’. Non avrei mai immaginato un’aggressione in corridoio, dopo trentacinque anni di servizio. Urlavano come forsennati, parolacce nei corridoi. La madre apriva le porte di tutte le classi e chiedeva: ‘E’ lei la Celotto?’, e giù insulti”.
Il giorno prima la docente era stata convocata dalla preside. Il colloquio, però, sembra essersi svolto in modo anomalo: “La preside mi aveva parlato delle proteste di alcuni genitori, genericamente, senza fare nomi. Mi accusavano di dare voti con due pesi e due misure, ai figli di presunti amici e ai figli di nessuno. Non potevo ascoltare quelle calunnie, ho trascorso una parte della vita a istruire ragazzi usciti dal carcere. Non credo nel potere della valutazione e sono piuttosto generosa nei giudizi. I ragazzi non sono numeri, ore di assenza, di ritardo, pagelle, sono storie e problemi. Ho detto alla preside: ‘Se non mi vuoi dire chi mi accusa, me ne vado, non voglio più ascoltare queste illazioni’. La dirigente, con quei silenzi, non mi ha dato la possibilità di prendere una misura al rischio e non ha neppure voluto che una collega sindacalista fosse presente al colloquio”.
La madre avrebbe già dato in incandescenze nel passato: “Ho incontrato la donna nel primo quadrimestre, dopo un quattro dato alla figlia e a molti studenti che non avevano fatto i compiti a casa. Non li controllo spesso, ma se scopro la mancanza dei compiti mica posso fare finta di nulla. Mi avevano colpito, di quella donna, le continue domande su una compagna di classe di sua figlia: ‘E perché non ha preso quattro anche lei, perché?’. Sembrava ossessionata dall’altra ragazza tanto che le dovetti dire: ‘Vogliamo parlare del rendimento di sua figlia?’. Poi ho saputo che aveva già aggredito alcune colleghe”.
“Avevo parlato in classe delle accuse riferite dalla preside. Tutti i ragazzi mi avevano confermato che non era vero, non facevo favoritismi. Francesca, invece, era molto agitata. Mi ha chiesto di andare al bagno, stava male, l’ho lasciata uscire. Non è più rientrata. A un certo punto le urla fuori dalla classe sono diventate nitide, vicine. Parolacce, parolacce. Erano tutti spaventati, qualcuno ha chiamato la polizia. Sono uscita io, nel corridoio. Avevo finito la lezione. La madre era laggiù, gli occhi pieni di odio. Non mi ha spiegato perché, non mi ha parlato di 4, di 5, ma è corsa verso di me riempiendomi di insulti. I ragazzi erano terrorizzati. La donna ha iniziato a colpirmi, schiaffi sulla testa, sulle spalle, in faccia”, ha aggiunto.
A difendere la docente non è stato un collaboratore scolastico, che a suo dire sarebbe rimasto fermo, ma una studentessa, che è stata così minacciata dalla donna infuriata: “Se sei amica di questa, ti faccio fare la stessa fine”.
“Era impressionante la nonna, un fascio di cattiveria e improperi. Sembrava pronta a picchiare, anche lei. La preside? In quattro giorni non l’ho mai sentita. Per ora non torno a scuola, sono ancora scossa. Mi devono ridare la mia dignità di insegnante, non meritiamo di essere lasciati in pasto alle belve”, così ha concluso la docente, che ha detto di non sentirsi tutelata dalla scuola.
A Storie Italiane, programma di Rai2, nella puntata di oggi, 28 marzo, la madre ha risposto così alle accuse, raccontando una versione ben diversa, rendendo il caso ancora più complesso e torbido: “Non ho mai aggredito l’insegnante. Non c’è stata nessuna colluttazione. L’ho solo incontrata nel corridoio e le ho strattonato solo la maglia perché venisse a vedere in che condizioni stesse mia figlia”.
“Mia figlia subiva maltrattamenti psicologici dalla docente. Quella mattina mi ha mandato un messaggio perchè l’insegnante continuava. Sono arrivata a scuola e ho visto mia figlia avere un attacco di panico, è stata priva di conoscenza a terra per trenta minuti. Mi ha detto che la docente la insultava davanti a tutti, dicendole fosse scema, ignorante. Io non sono mai andata in classe, l’ho incontrata nel corridoio. L’ho insultata, le ho detto semplicemente ‘fai schifo’ e l’ho strattonata per farle vedere. Avevo già parlato alla docente ed è stata lei a minacciare me”, queste le gravi accuse della donna.
“Le altre mamme hanno paura di denunciare i fatti per non peggiorare la situazione. Ho denunciato la docente per l’atteggiamento nei confronti di mia figlia di 14 anni, che non vuole andare a scuola perché ha paura”, ha detto.
La docente ha negato tutto: “Nego qualsiasi forma di violenza psicologica nei confronti della ragazza”, ha specificato.
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