Categorie: Attualità

La prof scomparsa ad Aosta in fuga da una malattia agli occhi

Sarebbe in fuga da una malattia agli occhi l’insegnante 43enne scomparsa ad Aosta da ormai 5 giorni: secondo gli inquirenti, alla base dell’allontanamento di Christiane Seganfreddo, vi sarebbe ”un problema agli occhi vissuto male”.
Un dramma personale che diventa difficile da accettare. Perché la donna è madre di un bimbo di appena due anni, è stimata insegnante di arte e disegno alle scuole medie e appassionata della montagna e delle sue bellezze. Eppure le cose starebbero così.
Se ne sarebbe infatti andata a piedi, all’alba del 30 dicembre, senza lasciare messaggi per ”una sopravvalutazione del suo stato di salute, che potrebbe averla portata in confusione, in panico”, ha detto il 3 gennaio il Questore di Aosta Maurizio Celia, impegnato in prima persona nelle ricerche. In compenso, sostiene l’Ansa, col passare dei giorni crescono le speranze di trovarla viva grazie alle testimonianze concordanti raccolte dalla Squadra mobile e che attestano nella giornata di ieri la sua presenza nelle frazioni alte di Saint-Pierre e Saint-Nicolas, dove oggi si sono concentrate le ricerche.
”Triste e sconsolata”: è apparsa così Christiane alle due persone che l’hanno notata mentre camminava sul lato destro della strada che dalla frazione di Meod conduce al villaggio di Verrogne. In un caso ha chiesto indicazioni per un sentiero, decidendo però di proseguire lungo la strada asfaltata. Per Celia ”non ci sarebbero state ricerche per un allontanamento volontario se non ci fosse la seria preoccupazione di un pericolo di vita: con queste condizioni climatiche nessuno può sopravvivere diversi giorni senza avere un rifugio”. Si pensa quindi a un fienile, a un rudere tra le case vacanze in parte disabitate, o a ”qualcuno che, in buona fede, le dia assistenza”.
Proseguono, intanto, senza sosta, le ricerche tra i villaggi delle frazioni alte dei comuni di Saint-Pierre e Saint-Nicolas, nell’alta Valle d’Aosta, fino a 1.700 metri di quota dove la neve è più abbondante. Divisi in 13 squadre, in 60 tra personale di vigili del fuoco, soccorso alpino, guardia di finanza e corpo forestale hanno cercato Christiane anche con cani da ricerca. Perlustrati dirupi e luoghi chiusi: sparsi tra le case ristrutturate non mancano ruderi facilmente accessibili, Christiane potrebbe essersi rifugiata lì. Ma non si trascura alcuna ipotesi, e così sono passate al setaccio anche le vasche per l’irrigazione, colme d’acqua e ricoperte dal ghiaccio. Le ricerche non si fermano nemmeno di notte. Perché la speranza di un lieto fine della vicenda è ancora tanta.
Alessandro Giuliani

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