Il MIUR dia ascolto alle parole del prof. Lodolo D’Oria, il quale, da tempo, afferma che la professione docente è usurante e che il burnout deve essere riconosciuta quale malattia professionale che affligge il mondo della scuola perché i docenti sono sottoposti a ritmi di lavoro stressanti che generano condizioni di malessere e di disagio.
Ad aggravare la situazione di insofferenza degli insegnanti sono diversi fattori legati al fenomeno delle classi pollaio, all’irrequietezza degli alunni, alla maleducazione o meglio ineducazione imperante, alla frustrazione di non sentirsi considerati dalla società creano condizioni difficili per cui andare avanti è veramente difficile.
Considerato lo status quo della scuola italiana psicologi, medici sulla base degli studi scientifici condotti a livello internazionale hanno invitato la politica italiana a riconoscere l’insegnamento quale professione usurante.
Sì proprio così perché col tempo il mestiere di insegnante diventerà un mestiere da “trincea”, stritolati com’è da un sistema che non funziona e da una classe politica sorda e miope che si rifiuta di ascoltare il grido di dolore dei docenti che chiedono a gran voce un’inversione di rotta e di essere quantomeno supportati nel loro lavoro quotidiano in classe da figure professionali specializzate.
Com’è possibile pensare che un insegnante che è stato per quarant’anni dietro una cattedra possa continuare a starci con una generazione di adolescenti che non rispetta le regole della convivenza civile ed è continuamente proiettata nell’era digitale? È una cosa aberrante alla quale va posta, in tutti i modi possibili, rimedio da subito.
Un docente per stare dietro una cattedra oggi deve avere diverse doti: forza, coraggio, pazienza e soprattutto tanta salute! I docenti sono, invece, sottoposti quotidianamente ad uno stress psicofisico considerevole e di questo ne risente non solo il sistema nervoso, ma anche gli altri organi vitali.
Ecco perché spesso le cronache ci parlano di malattie professionali, includendo in questa casistica l’incidenza sempre maggiore di forme tumorali maligne e di altre patologie che colpiscono organi del corpo umano.
Il burnout sta crescendo progressivamente e molti docenti ne vengono colpiti, in conseguenza del fatto che sono sottoposti a sollecitazioni continue e logoranti. Non è più il caso di soprassedere e di darsi una mossa perché la professione docente del XXI secolo è complessa e usurante.
Mario Bocola