Il Miur è stato sdoppiato. L’incompatibilità della mission della scuola rispetto a quella universitaria è stata riconosciuta. La prima consiste nello sviluppo e nel potenziamento delle qualità degli studenti, che si manifestano sotto forma di competenze generali e specifiche; la seconda si sostanzia nelle problematiche relative alle discipline.
Le discipline sono la finalità degli studi universitari mentre, nella scuola, sono le palestre, sono gli strumenti per la promozione di comportamenti finalizzati (apprendimento).
Alla parcellizzazione degli insegnamenti si contrappone la cultura sistemica: l’attività docente è unitaria, coordinata e monitorata, per il conseguimento dei traguardi elencati nel documento triennale di programmazione.
Un ritorno al passato, prima del 2008, anno dell’unificazione dei due ministeri.
L’odierna ristrutturazione è avvenuta nel disinteresse e nel silenzio generale: le sue potenzialità avrebbero dovuto far alzare le antenne a quanti hanno a cuore il servizio scolastico. Un atteggiamento inequivocabile: l’efficacia della gestione scolastica non è ricercata. Si focalizzano solo gli aspetti amministrativi, finanziari e del personale. Le problematiche pedagogico-didattiche sono cestinate.
All’origine di tale insensibilità possono essere collocate le linee guida dei lavori parlamentari che, da anni, evolvono verso modelli organizzativi obsoleti, contrari agli avanzamenti delle scienze dell’organizzazione: l’architrave del TU 297/94.
Per giustificare l’addebito sono sufficienti due eventi. Il primo riguarda la titolazione della legge 107/2015: è stata cassata la finalità educativa, sostituendola con l’aggettivo nazionale. Il secondo concerne la relazione di presentazione del disegno di legge, elaborato dal governo il 28 febbraio 2019, sulla semplificazione e revisione degli organismi collegiali. E’ stato affermato: “In particolare il testo unico non è in larga parte allineato con l’introduzione dell’autonomia, a cui è conseguito un nuovo assetto istituzionale, ordinamentale e amministrativo”. Un’asserzione miope e falsa perché l’art. 2 del DPR sull’autonomia delle istituzioni scolastiche ne identifica “la sostanza” nei concetti progettazione, educazione, formazione, istruzione, concetti fondamento della struttura decisionale che si vorrebbe superare, per reintrodurre l’anacronistico modello gerarchico – lineare.
Enrico Maranzana
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