Attualità

La programmazione informatica fa la differenza nella possibilità di trovare un lavoro

“Il lato scientifico-culturale dell’informatica, definito anche pensiero computazionale, aiuta a sviluppare competenze logiche e capacità di risolvere problemi in modo creativo ed efficiente, qualità che sono importanti per tutti i futuri cittadini. Il modo più semplice e divertente di sviluppare il pensiero computazionale è attraverso la programmazione (coding) in un contesto di gioco”. Queste le parole del Miur quando parla di coding e pensiero computazionale.

A tal riguardo il Ministero dell’Università, dell’Istruzione e della Ricerca (MIUR) e CINI – Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica (un consorzio formato da tutte le università italiane di ricerca attive in Informatica) hanno concordato a marzo 2014 il lancio del “Programma il Futuro” per cambiare il modo in cui l’informatica viene insegnata nelle scuole primarie e secondarie italiane, così da consentire la loro transizione nella futura scuola digitale. In questo modo l’Italia è stato uno dei primi Paesi al mondo a sperimentare l’introduzione strutturale nelle scuole dei concetti di base dell’informatica attraverso la programmazione (coding), usando strumenti di facile utilizzo e che non richiedono un’abilità avanzata nell’uso del computer.

L’iniziativa, con la partecipazione nell’a.s. 2016-17 di oltre 1.600.000 studenti, 25.000 insegnanti e 5.800 scuole in tutta Italia, colloca il nostro Paese all’avanguardia in Europa e nel mondo. Nel corso dei primi due anni di progetto gli studenti hanno complessivamente svolto più di dieci milioni di ore di informatica e più di 22 milioni nel solo a.s. 2016-17.

Per concludere possiamo dire che la programmazione informatica, la capacità di scrivere codice e creare applicazioni, software e programmi, non è una cosa da ingegneri informatici: è qualcosa che tutti dovrebbero imparare. Almeno nei suoi rudimenti: come l’Inglese. Ormai la programmazione informatica fa la differenza nella possibilità di trovare un lavoro o, meglio ancora, mettersi in proprio. Perché, come dice Gabe Newell, fondatore della casa di videogiochi Valve, “i programmatori di domani sono i maghi del futuro”.

Aldo Domenico Ficara

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