Dopo diverse estati consecutive all’insegna dei tagli e dei sacrifici, forse quella del 2013 potrebbe essere l’annata buona. Fonti autorevoli del Governo Letta sostengono che non c’è nessuna manovra in arrivo: non occorre mettere mano ai conti per il 2013. Dal ministero dell’Economia il vice ministro, Stefano Fassina, chiarisce che “non c’è nessuna manovra correttiva in vista. Sarebbe un provvedimento – spiega – autolesionista perché, oltre ad aggravare la recessione, aumenterebbe il debito pubblico”.
Sulla stessa linea d’onda anche il ministro per la Pubblica amministrazione Gianpiero D’Alia: “Non è alle porte alcuna manovra correttiva. Saccomanni sta facendo con grande serietà un lavoro difficile per trovare le risorse necessarie a intervenire su Imu e Iva”. Per coprire questi mancati introiti occorrerà trovare 5 miliardi al massimo: 1 per l’Iva serve 1 miliardo, in modo da evitare l’aumento di un punto dell’aliquota per il periodo ottobre-dicembre; 4 per l’Imu, per i quali servono invece 4 miliardi nel caso in cui si dovesse optare per la totale abolizione della tassa sulla prima casa.
In attesa del vertice di giovedì 18 luglio tra Governo e maggioranza per verificare se le parti troveranno un’intesa (c’p tempo sino a ferragosto per trovare un’intesa e una soluzione), al momento l’unica certezza è che non ci saranno nuove tasse. Nel mirino ci sono sempre gli 800 miliardi di euro di spesa pubblica per vedere se ci sono spazi di risparmio: sarebbero al vaglio parecchie voci, escludendo però il sociale, la scuola e gli investimenti per l’innovazione.
Il pericolo di un’altra spending review sulla scuola – con possibili sforbiciate su personale amministrativo e distacchi – sembra così scampato. La speranza è che non cambi il vento. E il Governo.