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La protesta continua

Quello di fine novembre sarò un altro week-end caldo per la scuola.
Gli appuntamenti principali sono due: sabato 29 in molte città d’Italia scenderanno in piazza insegnanti, genitori e semplici cittadini che risponderanno all’appello lanciato da associazioni, movimenti e comitati più o meno spontanei.
Domenica 30, invece, si svolgerà a Roma una assemblea nazionale dei docenti precari.
Le manifestazioni principali saranno forse quelle di Milano, Roma e Torino dove sono attese migliaia di persone. Cortei e assemblee sono annunciate anche a Venezia, Bologna, Parma, Reggio Emilia, Padova, Genova, Perugia, Enna e Molfetta.
Ma perché insegnanti e genitori scendono di nuovo in piazza?
Il fatto è che lo sciopero del 30 ottobre non ha sortito nessun risultato concreto o per lo meno non ha avuto gli esiti che molti speravano.
Il Governo non ha fatto neppure un passo indietro né sul programma contenuto nella legge 133 e né sulla ipotesi del “maestro unico”.
A Milano, a dare man forte al “movimento”, scende in campo anche Flc-Cgil che ha già annunciato la propria adesione alla manifestazione di sabato.
“Nella politica del Governo – sottolinea la Flc – non è presente alcun impegno serio sulle emergenze più gravi come l’edilizia scolastica e la messa in sicurezza di quel 75% degli edifici scolastici privi di certificazione, come dimostrano i terribili episodi luttuosi di questi giorni”.
E poi, una richiesta tanto chiara quanto difficilmente praticabile: il ritiro delle leggi 133 (conversione del decreto 112) e 169 (conversione del decreto 137).
Il giorno dopo, a Roma, si incontreranno centinaia di insegnanti precari per protestare contro “i tagli alla scuola statale operati dal Governo che compromettono pesantemente la qualità della didattica e le condizioni di lavoro di tutti i docenti”.
Ma la preoccupazione maggiore dei precari riguarda il futuro assetto normativo.
“Siamo consapevoli – spiegano i promotori dell’iniziativa – che una scuola che ridefinisce lo stato giuridico degli insegnanti in funzione del nuovo paradigma della flessibilità (vedi proposta di legge Aprea n. 953) è una scuola che fa uso massiccio di precari. La flessibilità associata alle privatizzazioni e allo smantellamento della scuola statale trasforma gli insegnanti in liberi professionisti, che dovranno svendersi alle scuole trasformate in fondazioni, rendendo il precariato una regola”.
L’appuntamento è previsto per le ore 11 presso la facoltà di Fisica dell’Università “La Sapienza” (piazzale Aldo Moro).
Reginaldo Palermo

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