Singolare notizia quella letta stamani sui dei quotidiani: molte mamme, sotto l’ombrellone (speriamo distanziato), incominciano a prepararsi alla protesta qualora la scuola non dovesse riaprire il 14 settembre come promesso.
“Se non tornano a scuola io mi incateno davanti al ministero anzi ce li lascio tutti e tre i figli”, e amenità di questo tipo, mentre ciascuna, ascoltando magari lo sciabordio del vicino mare, imbastisce la sua ricetta per il governo o per i dirigenti oppure per i prof che dovranno prendersi cura dei loro pargoli: “se non tornano in classe all’alba lavati e vestiti non torneranno più alla normalità”.
Lo spauracchio della DaD
Sembra infatti che uno dei timori principali di moltissime madri sia il ritorno alla didattica a distanza che se per un verso limita la loro libertà, costringendole a seguire i figli, dall’altro impedisce di dedicarsi agli usati impegni, da quelli lavorativi agli impegni di famiglia, shopping compreso.
E se alcune temono che, per un motivo qualsiasi, la scuola possa ritardare l’apertura, altre si lasciano prendere dal panico se il Covid dovesse entrare in classe “non invitato”.
I timori per l’aula Covid
Ma c’è anche chi, invece di ascoltare le fonti ufficiali, prende sul serio le bufale che stanno invadendo il web: “Nessuno si permetta di isolare il mio bambino in una stanzuccia senza il mio permesso”.
In pratica, sempre all’ombra e in attesa di riprendere la frescura del mare con un altro bagno ristoratore, sembra inoltre che la mamme facciano a gara per dimostrare l’una di saperne più delle altre, di essere più informate delle vicine, alla faccia del distanziamento.
Lo scambio di informazioni
Ma si scambiano pure informazioni, declamano le loro competenze in materia scolastica e di prevenzione, e poi si danno consigli fra di loro, stringendo magari solidarietà che però, pensiamo, appena il sole cala e l’ombrellone viene rimosso per tornare a casa, si dissolvono come le goccioline di sudore, nella riacquistata frescura vespertina, o scivolano dalla mente come i granelli di sabbia che s’erano appiccicati sulle gambe.
Sulle mamme lavoratici, quelle che sbattono per portare la pagnotta a casa, si dice poco; e si racconta il nulla sulle altre che, se non fanno quadrare i conti, rischiano la bancarotta, immaginando anche la scuola come unica via per riscattare i figli da condizioni precarie e come “ascensore sociale” per raggiungere piani più elevati rispetto ai loro.
Di costoro nulla si dice, forse perché non possono frequentare certe spiagge o forse perché a distanziale ci ha già pensato la “ventura”.