Dopo la manifestazione dei sindacati svolta a Roma contro il varo della legge sulla buona scuola, si sono evidenziati alcuni distinguo sull’organizzazione e gestione degli interventi dal palco. Il primo distinguo viene da Stefano D’errico Unicobas) che su Facebook dichiara: “Sotto Montecitorio, in apertura, parlano (giustamente) i segretari nazionali di tutti i sindacati scuola (CGIL, CISL, COBAS, UIL, SNALS, ANIEF, sino agli Autoconvocati), ma per l’unico intervento dell’Unicobas bisogna aspettare fino alle h. 19.00, in fondo al dibattito generale. Quando abbiamo protestato con Cuccinella, responsabile CGIL Roma e della gestione del palco – che pare curiosamente concordata sostanzialmente in funzione dei diktat ad escludendum dei COBAS – costui, anziché scusarsi magari almeno per aver anche dilazionato l’intervento di almeno 20 posti, pretendeva persino di ‘richiamarci’ perché un docente del Liceo Mamiani (sempre in prima fila contro ‘cattiva sQuola’, Invalsi, etc.), una persona della levatura di Alvaro Belardinelli, s’era ‘permesso’ di presentarsi come ‘RSU Unicobas’… Perché, Pantaleo, Scrima, Bernocchi – che ha preso la parola per ben 5 volte – Barbagallo, etc., erano intervenuti forse a titolo personale ?”.
La seconda rimostranza parte da Giuliana Giaccaria (Comitato LIP ) che dice: “Ieri anch’io con altri amici ero a Roma. Verso le 16,30 mi sono avvicinata al palco per chiedere di poter parlare, mi hanno risposto che dovevano parlare ancora 10 persone e la lista per gli interventi era bloccata. Mi sono molto arrabbiata quando ho visto che non 10 ma ,almeno , 20 persone hanno parlato. Quando sono arrivati Di Battista e Fassina li hanno fatti parlare subito. Alle 18 mi sono di nuovo avvicinata al palco per chiedere spiegazioni, mi hanno risposto che altre persone si erano prenotate per parlare e che avrei dovuto aspettare. A quel punto ho detto loro ho protestato perché dovevo ripartire per Bologna”.
Solo piccoli mal di pancia o l’unitarietà della protesta comincia a scricchiolare?