In occasione del rientro in classe di migliaia e migliaia di studenti italiani, molti dei quali sono tornati tra i banchi proprio oggi, 12 settembre, la psicologa Daniela Lucangeli, professoressa di Psicologia dello sviluppo all’Università degli Studi di Padova, presidente Nazionale CNIS (Associazione per il Coordinamento Nazionale degli Insegnanti Specializzati) e membro di associazioni scientifiche nazionali e internazionali, tra cui l’Accademia Mondiale delle Ricerche sulle difficoltà di apprendimento (IARLD) ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui ha riflettuto sul rapporto tra lo stato mentale degli studenti italiani e la loro esperienza scolastica.
“I ragazzi sono caricati, ingolfati come se fossero contenitori da riempire con schede, compiti, messaggi e materiali fino a sera”, ha esordito la psicologa, che evidentemente mal sopporta il modo in cui viene organizzata la scuola e l’insegnamento delle varie nozioni. A quanto pare l’apprendimento viene intaccato dalle eccessive pressioni dei docenti sugli alunni: “Si chiedono continue prestazioni. Colpa e paura sono le emozioni alla base del nostro sistema educativo. Ma tutto ciò tiene i ragazzi in costante allerta e produce un cortocircuito emozionale che genera malessere e inceppa l’apprendimento”, ha continuato.
“Negli ultimi anni si è sviluppato un nuovo filone di ricerca scientifica, a cui è stato dato il nome di warm cognition, letteralmente ‘cognizione calda’. Abbiamo imparato che le nozioni si stabilizzano insieme alle emozioni e quest’ultime, a loro volta, influiscono concretamente sui processi cognitivi, come attenzione, memoria, comprensione. Significa che se un bambino impara con curiosità, interesse, impara di più e meglio. Se è sostenuto, guardato e incoraggiato da un insegnante che si pone come suo alleato, nella sua memoria resterà traccia dell’emozione positiva, portatrice del messaggio: ‘Ti fa bene, continua a cercare'”, ha spiegato l’esperta.
“Al contrario, tutto quello che il bimbo impara con paura, ansia, angoscia, genera delle memorie che lo tengono in costante allerta e produce un cortocircuito emozionale tale da ingolfare l’apprendimento stesso: lo studente – ha continuato – si blocca e non riesce più a imparare. Anche il corpo lo manifesta, e lo stress si mostra a tutti i livelli, dall’ alterazione dei comportamenti all’attivazione del cortisolo, e degli stati infiammatori generali”.
Ecco che caratteristiche dovrebbe avere la scuola secondo la Lucangeli: “Nella scuola che vorrei gli insegnanti puntano a ridurre gli stati di paura incoraggiando le emozioni che nutrono l’apprendimento, che stimolano l’interesse, la curiosità, il senso di completezza di sé, la percezione di affrontare una sfida commisurata alle proprie possibilità. Vorrei una scuola non che faccia paura, o generi ansia e stress, ma che faccia ‘sentire’, dove ci possa essere il diritto finanche di piangere se serve. Augurandoci che siano lacrime di soddisfazione condivisione e dialogo”.
Secondo la psicologa un bravo insegnante “è magister, è colui che aiuta ad apprendere, che dà fiducia e coraggio, e che non soltanto giudica e verifica quanto le informazioni fornite sono passivamente mantenute in memorie prestazionali”. “A tal proposito, mi viene in mente una frase celebre pedagogista sovietico Lev Semënovič Vygotskij che recita così: ‘Diventiamo noi stessi attraverso gli altri’. Ecco, questo pensiero dovrebbe ricordare a insegnanti e educatori che con il loro lavoro hanno delle enormi responsabilità ma anche immense potenzialità: in ogni istante della loro azione educativa stanno lasciando un segno in una persona che sta costruendo non soltanto un bagaglio di nozioni e procedure, ma il proprio Sé, la propria intelligenza, la struttura del suo pensiero, l’organizzazione del suo sentire e la percezione del proprio talento”, così la Lucangeli rivolgendosi ai docenti italiani.
“Ci vorrebbe una maggiore consapevolezza dei sistemi di apprendimento, maturazione e qualità psichica. A scuola, come nella vita, cresce ciò che semini. Quindi un insegnante che vuole far crescere l’intelligenza deve seminare l’intelligenza; se vuol far crescere il benessere, deve seminare il benessere; se vuol far nascere la fiducia, deve seminare la fiducia”, ha concluso Daniela Lucangeli.
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