La psicosi dell’Ebola miete le prime vittime a scuola

Contro la piccola, di ritorno dall’Uganda con la famiglia, si sono scagliate alcune mamme dei suoi compagni di asilo dopo che hanno saputo del viaggio in Africa e hanno parlato con le maestre, mostrandosi contrarie al rientro della piccola in classe.

Ma non solo. Secondo le mamme in questione i 21 giorni di incubazione della malattia avrebbero dovuto essere il parametro per calcolare quando la piccola avrebbe potuto rientrare a scuola. Cosa avvenuta invece questa settimana grazie alla mediazione della preside. Nel frattempo i genitori della bambina hanno deciso che, per non esporre la figlia a critiche e a ghettizzazioni, era meglio farla rimanere a casa una settimana. Così è stato. Ma la direttrice dell’istituto ha cercato di calmare subito gli animi:

Il papà della bambina ha raccontato la storia al quotidiano on line In terris: “Non solo, ma mia figlia non ha avuto alcun sintomo particolare, né una febbre né un raffreddore. Ciò che è accaduto è pura follia”

Informata, la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha espresso solidarietà alla famiglia della piccola e ha ricordato che l’Uganda non è un paese affetto ed è molto lontano dalle zone del west africa colpite dal virus. Lorenzin ha inoltre ribadito che nel nostro paese attualmente non c’è stato nessun caso di Ebola, neanche d’importazione, che il rischio di contrarre la malattia è basso e che queste forme di allarmismo sono assolutamente ingiustificate.

Massimo Gramellini, da par suo, ha scritto un bellissimo editoriale:

“Una bambina tenuta fuori da una scuola di Fiumicino da un cordone sanitario di madri invasate. La sua colpa: essere appena tornata dall’Uganda, dove il padre presta servizio come carabiniere. Giova ricordare che l’Uganda non è tra le nazioni africane piagate dal virus di Ebola, che i controlli a cui la piccola si è sottoposta per precauzione hanno dato esito negativo e che la bambina non solo non ha la febbre ma neanche un accenno di raffreddore? Naturalmente no, perché questi sono fatti. Mentre alle mamme di Fiumicino interessano le suggestioni. Si trovano in ottima compagnia: basti pensare ai politici di Genova che negano qualsiasi collegamento fra la cementificazione del territorio e le alluvioni, ai commentatori sdraiati che spacciano la prescrizione di un potente per assoluzione piena, ai tifosi del povero Pantani che si abbeverano a ipotesi suggestive di omicidio sorvolando sul particolare che la porta della camera in cui il campione è morto era chiusa dall’interno.  

I fatti non contano più. Qualcuno li ignora. Qualcun altro li degrada a semplici opinioni. E il giudizio emotivo, che è quasi sempre un pregiudizio, regna incontrastato. L’assenza di gerarchie della Rete, per altri versi benedetta, contribuisce a un livellamento surreale in cui la notizia dell’Ansa e quella di un ipotetico comitato per la difesa dello gnu sdentato vengono messe sullo stesso piano e considerate egualmente credibili o incredibili. In questo mondo di ignoranti informatissimi si dubita di tutto e al tempo stesso si crede a tutto. Finendo per non capirci più niente”. 

Tuttavia, secondo l’ultimo bollettino dell’Oms appena pubblicato i casi accertati sono 9936, con 4877 morti.

Il documento certifica ufficialmente le dichiarazioni di ‘Ebola free’ per Nigeria e Senegal, ma anche il fatto che in Sierra Leone ormai tutti i distretti hanno avuto almeno un caso. ”La trasmissione del virus rimane persistente e diffusa in Guinea, Liberia e Sierra Leone – afferma l’agenzia – in tutti i distretti in Liberia tranne uno e in tutti quelli in Sierra Leone c’è stato almeno un caso mentre in Guinea il numero di casi è relativamente minore, ma sempre alto in termini assoluti”. Particolarmente alto, spiega il rapporto, la diffusione fra gli operatori sanitari, fra cui si registrano 443 contagi e 244 morti.

 

Pasquale Almirante

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