Categorie: Estero

La pubblicità? Pure in pagella. Scuole alle ricerca di sponsor

Mi tagli i fondi e io provvedo altrove e con tutti gli stratagemmi che la società dei consumi, ormai ridotti, mette a disposizione; e allora pubblicità dovunque, perfino sulle pagelle che oltre ai voti e alle firme dei professori, ai bolli e alle epigrafi degli istituti, in Colorado porteranno indelebilmente pure le griffe delle aziende.
Una proposta simile per qualche tempo circolò anche in Italia ma per i luoghi classici dove la pubblicità si è sempre espressa, cioè i muri o i banchi o le sedie e perfino nelle palestre ( per le scuole che ne dispongono) e con poca attenzione al loro contento come è successo in un Istituto dove campeggiavano poster pubblicitari di una scuola privata, e del similare indirizzo, che invogliava al tradimento della pubblica e con sfacciata disinvoltura: qui ti bocciano? viene da noi. Una sorta di contraddizione di termini che però si esaurì in breve benché l’esperienza sia rimasta. 
Ma “Lamerica” è l’America e lì, che è la patria del business, non hanno avuti dubbi a mettere in pratica qualunque sistema sia utile per fare soldi. In Texas sembra che le scuole pubbliche non abbiano pudore, o difficoltà, a sponsorizzare prodotti e ditte sulle fiancate degli school bus gialli, nelle palestre, perfino sulla faccia e sui tetti degli istituti, arrivando perfino a ribattezzare con nomi commerciali gli edifici pubblici.
Ma ci sarebbe anche, dice il Corriere, chi propone servizi di polizia e antincendio «premium» per le comunità che se lo possono permettere, o le celle di «prima classe» per detenuti facoltosi.
 E il grande giurista Richard Posner propone di mettere all’ asta i diritti d’ adozione dei bimbi abbandonati. Chi pensa che sia lecito vendere tutto rifletta sul caso di Kari Smith che ha accettato di farsi tatuare sulla fronte il nome di un casinò dello Utah che ha pagato (10 mila dollari) le spese scolastiche di suo figlio.

Pasquale Almirante

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