La sospensione della professoressa palermitana Rosa Maria Dell’aria è un inequivocabile sintomo sia dell’opacità che avvolge la professionalità dei docenti, sia dell’insipienza dei vertici scolastici.
Il lavoro degli studenti sulla celebrazione del giorno della memoria non può e non deve essere isolato dal suo contesto generativo: pena il travisamento del suo significato.
Evidente appare l’inadeguatezza del modello di scuola che ha ispirato il censore che è rimasto ancorato agli inizi del secolo scorso. In quel tempo l’insegnamento era unidirezionale, intransitivo, dogmatico.
Nella società contemporanea, dove “bisogna correre con tutte le proprie forze solo per rimaner fermi”, la finalità istituzionale riguarda la sollecitazione e il potenziamento delle qualità degli studenti. La conoscenza non è più la finalità educativa: è diventata la palestra in cui gli studenti affinano le loro capacità.
La differenza tra il vecchio e il nuovo risalta nel significato attribuito a “errore”.
Nei tempi andati, quando la società era statica, l’errore era da evitare, perché era una trasgressione delle regole.
Nella scuola moderna, invece, “errore” ha recuperato la sua origine etimologica: errare significa andare di qua e di là, presuppone un movimento sul terreno della ricerca.
L’errore è da valorizzare in quanto, esprimendo lo scostamento dal traguardo, contiene preziose informazioni.
I docenti non sono più i depositari della verità e il loro compito non è più la trasmissione del sapere.
La dimensione del problema educativo è molto più ampia e riguarda la formazione rispetto alla dinamicità e alla complessità del mondo contemporaneo: il sapere è diventato “lo strumento e l’occasione” per la promozione dell’apprendimento.
Speriamo che l’accaduto porti alla luce la zavorra che impedisce l’ammodernamento della scuola.
Enrico Maranzana
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