Oggi Londra è per popolazione la quinta città italiana, dove abitano 250mila i connazionali censiti.
Se poi si contano coloro che non sono nel registro degli italiani all’estero, la capitale britannica sale ancora nella classifica.
Il consolato italiano, scrive Bergamopost recensendo il libro Londra, Italia, parla addirittura di duemila arrivi al mese: quasi tutti giovani e nella gran parte dal nord. Nell’immaginario dei giovani, Londra è forse la prima città italiana, quanto meno è la prima dove andare a divertirsi, a studiare, a lavorare, a improvvisarsi camerieri per riceve però lo stipendio di un insegnante italiano.
Vent’anni fa gli italiani erano 100mila, ma nel frattempo se ne sono aggiunti altri 150mila, in una città che ormai conta più un milione di abitanti negli ultimi 8 anni. E gli italiani in questa crescita hanno dato un bel contributo. A Londra ci si va in cerca di un qualcosa che garantisca futuro e anche divertimento. Ma avverte Marco Niada, corrispondente del Sole 24 ore: «Questa è una città per atleti e specialmente per “maratoneti a ostacoli”, una categoria che mi viene d’inventare perché oltre alla costanza nel duro lavoro è dotata della capacità di superare ostacoli e reinventarsi in continuazione, facendo surf tra le onde di una megalopoli in continua trasformazione».
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Gli italiani a Londra hanno coperto tutte le caselle del mercato del lavoro, ma è recente la notizia dell’emigrazione di decine e decine di infermiere che stanche di aspettare lo sblocco delle assunzioni in Italia, hanno deciso di andare Oltre Manica dove la richiesta è altissima, e gli stipendi sono dignitosi. E a Londra ci sono anche ben 3mila medici italiani, mentre non mancano i connazionali che hanno realizzato una vera scalata sociale.
Certo, il premier Renzi e il ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini una domanda dovranno pur farsela: che senso ha pagare la formazione di ragazzi e poi lasciarli andare via a fare la ricchezza di un altro paese? Ma non solo, come scriveva il grande giornalista, ucciso a Catania dalla mafia, Pippo Fava, sui “Siciliani”: che succederebbe se tutti gli emigrati italiani, proprio tutti, tutti quelli sparsi in ogni meridiano del pianeta, ritornassero in “patria”?
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