Quello della rana bollita è un principio che caratterizza il nostro tempo. Si declina in adattamento, in un accontentarsi, chiudendo la prospettiva del futuro. E quando all’uomo togli l’orizzonte lungo, la prospettiva, egli è un “Walking dead”( “un morto che cammina”)
“La rana bollita”
Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.
La metafora del nostro tempo
A volte la complessità del nostro tempo, si rivela più semplice. Ci sono delle metafore, principi che riescono a sintetizzarla perfettamente. E’ il caso della “rana bollita”.
Viviamo in un tempo caratterizzato dalle “passioni tristi” (B. Spinoza”), dalla presenza di “monadi senza finestre”(T. Hobbes”), da esistenze inautentiche caratterizzte dal “si dice” (M. Heidegger).
Tutti questi scenari hanno un punto di sintesi, declinato nella capacità di adattarsi, di accettare l’ immutabilità della realtà, la sua irreversibilità. Nessuno ci impone direttamente questo scenario, ma attraverso impercettibili novità a “sottrazione di diritti”, il potere impersonale colonizza le nostre menti, il nostro linguaggio; Le emozioni, i sentimenti diventano liquidi, perché privati della pesantezza della fisicità. Il punto terminale è la morte dell’uomo, la perdita della sua identità.
McLuhan, grande anticipatore del disagio dell’uomo contemporaneo
Scrive Marshall McLuhan, noto studioso degli effetti della comunicazione: ”Archimede disse una volta:’ datemi un punto di appoggio e solleverò il mondo’. Oggi ci avrebbe indicato i nostri mezzi di comunicazione elettronici dicendo ‘Mi appoggerò ai vostri occhi, alle vostre orecchie, ai vostri nervi e al vostro cervello, e il mondo si sposterà al ritmo e nella direzione che sceglierò io. Ma una volta che abbiamo consegnato i nostri sensi e i nostri sistemi nervosi alle manipolazioni di coloro che cercano di trarre profitti prendendo in affitto i nostri occhi, le orecchie e i nervi, il risultato è che noi non avremo più diritti“
Eppure…
Ritengo ancora non conclusa l’avventura umana, irretita da un opprimente onnipresente, che morfinizza ogni “altrimenti”, “oltre”.
Ma questa energia carsica deve divenire movimento collettivo.
In tal senso deve essere letto quanto scrive P . Coelho:
Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni. P. Coelhio)
Gianfranco Scialpi