Riguardo l’articolo a me dedicato dal collega Lucio Ficara, desidero precisargli: se volevi provocare una reazione ci sei riuscito. E’ ovvio che tutti noi docenti conosciamo esattamente le 48 ore su 24 che lavoriamo.
E’ ovvio.
E sai perfettamente che lo so e che quella frase, buttata là su un commento di facebook era un’iperbole.
Ma fino a quando un contratto decente non farà emergere tutto ciò, scrivendolo nero su bianco, noi siamo tenuti a fare quelle ore lì, le 18 di lezione, e le 40 più 40.
Il resto, per il Paese, anche per il parente più stretto è aleatorio. E lo sappiamo bene. E finché questa cosa non l’avremo chiara potremo metterci pure sottosopra non passa. Ne ho scritto mille volte e diffusamente.
Io sono per le 36 ore, sono per il badge, sono per un numero di ferie uguale a tutti gli altri. Sono stata criticata per questo. Ma lo penso ancora.
Perché so che la maggior parte dei docenti ne fa più di 36. E allora aggiungo, anche il collega Lucio sa che io lo so e forse voleva provocarmi. Ci è riuscito, ma insieme a questa provocazione mi ha tirato addosso gli ultrà della domenica. E il mio appunto è questo: perché cadere nell’errore di farne un attacco alla persona?
La scuola ha bisogno di discorsi impersonali, non di trovare volta per volta un nemico, sennò l’argomento perde autorevolezza.
So anche che i miei 24 lettori di sempre vogliono che io parli, vogliono “stanarmi”. Mila, ma tu che ne pensi di questa riforma? Perché stai zitta?
Con calma lo dirò, ne scriverò presto, ma non per prendere parte di qua o di là al tifo, o alle giuste proteste, o alle proteste sbagliate. No. Lo farò per esprimere un pensiero. Che sia il meno strumentale possibile e che rimanga nel terreno di mezzo, quello più scomodo.
Per quei 24 lettori, e per il pensiero. Per fare ciò ho bisogno di tempo. E non posso rischiare che sembri un pippone personale. Che trascini o eluda critiche personali, non cerco consensi, né dissensi per me.
Esprimo dei pensieri, come sempre.
Poi si possono condividere o meno, argomentare, criticare. Per crescere.
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