“Perchè la Gelmini non pensa a questo tipo di iniziative – ha detto la coordinatrice Sofia Sabatino – invece di cercare da un lato di eliminare la resistenza e la lotta partigiana dai programmi e dall’altro di farsi la bocca larga sull’inutile ora di cittadinanza e Costituzione mai attivata per mancanza di fondi e di ore?“.
Inevitabile, a fronte di tanto clamore, la controreplica del ministero dell’Istruzione: con una lunga nota, viale Trastevere ha tenuto a precisare che lo studio della Resistenza nelle scuole rimane un “tema assolutamente imprescindibile” il cui studio è “implicito tanto nella trattazione della Seconda Guerra Mondiale, quanto in quella della costruzione dell’Italia repubblicana“.
Viale Trastevere ha anche spiegato che “le indicazioni sullo studio della Storia sono nate da un confronto su una bozza iniziale che ha coinvolto moltissimi docenti (e alcuni noti storici) di tutte le provenienze culturali e politiche“. Un confronto, peraltro, nemmeno giunto al capolinea visto che i programmi relativi alla riforma delle superiori saranno soggetti alle osservazioni di genitori, insegnanti ed associazioni (attraverso il forum dell’Indire) fino al prossimo 22 di aprile.
I vertici del comparto Istruzione hanno poi fatto contare che, a livello di scuola media, nemmeno le indicazioni nazionali dei ministri precedenti – Moratti e Fioroni – contenevano riferimenti espliciti alla Resistenza.
Le rassicurazioni del Miur non sono però bastate. La polemica è montata anche a livello politico, con l’opposizione particolarmente ‘inviperita’: “non è la prima volta – ha detto la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni – speriamo almeno che sia l’ultima che il Governo si presti a queste figuracce. La nostra democrazia affonda le radici nella resistenza e nell’antifascismo: è un dato storico che non può essere sottinteso“. Più duro ancora il senatore Fabio Giambrone, capogruppo dell’Italia dei Valori in commissione Istruzione, per il quale “chiedere all’opposizione di credere all’ipotesi della dimenticanza, circa l’omissione della parola Resistenza nei programmi dei licei, ci vuole davvero una gran faccia tosta. La Resistenza e l’antifascismo – ha continuato – sono i pilastri della nostra Repubblica, della nostra democrazia e le nuove generazioni sui banchi di scuola hanno il sacrosanto diritto di conoscere la vera storia del nostro Paese, senza sciatti revisionismi, con la scusa di assurde pacificazioni lessicali“.