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La retorica vuota dei pedagogisti che danneggia la scuola

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Ci sia permessa una osservazione sulle considerazioni del nostro gentile lettore.
Per quanto attiene le critiche al Ministro, bisogna prendere atto che non arrivano soltanto dai pedagogisti ma anche da altri settori del mondo della cultura.
Che poi la pedagogia sia pura retorica è una legittima interpretazione della pedagogia (probabilmente anche il grande filosofo Giovanni Gentile la pensava così) ma non è l’unica: molti studiosi e ricercatori sostengono, per esempio che la pedagogia è una pratica che non può mai essere separata dal “fare”. Spesso la ricerca pedagogica ha anche risvolti sperimentali e fonda le proprie riflessioni sugli esiti di ricerche svolte con metodi scientifici.
D’altronde alla pedagogia sembra dar fiducia anche lo stesso Ministro che ha istituito una commissione di lavoro, fatta di soli pedagogisti, per rivedere il testo delle Indicazioni Nazionali.
Detto tutto ciò se vogliamo dire che la pedagogia non salverà la scuola italiana, allora siamo perfettamente d’accordo: i problemi del nostro sistema scolastico sono così complessi che occorre molto di più. (R.P.)
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Sempre più spesso ci troviamo a leggere articoli di “illustri” pedagogisti, professori universitari emeriti, che non mancano occasione di rivolgere sprezzanti critiche al Ministro Valditara, agli insegnanti, al sistema scolastico intero.

Una domanda, allora, sorge spontanea: questi accademici criticoni, sono mai stati in aula che non fosse quella di un ateneo? Ne dubito, e non sono l’unico a pensarlo.

Da quale pulpito predicano? Dall’alto dei loro insegnamenti teorici? Perché, diciamolo, la Pedagogia è spesso e volentieri pura retorica che si svincola dagli episodi quotidiani che, noi sì, affrontiamo in classe.

E allora questi professori la smettano di inveire contro la Scuola, il Ministro che la rappresenta (sicuramente il migliore degli ultimi 10 anni) e gli insegnanti che umilmente la mandano avanti.

Il sistema scolastico può essere migliorato, ma la piantino con le proposte di eliminare il voto numerico (perché a loro dire “crea ansia” e “classifica”, come se loro non fossero stati poi valutati così), di abolire le sospensioni e, cosa veramente allucinante, di consentire l’uso dei telefonini in classe! Quest’ultima proposta sarebbe giustificata, secondo loro, dal fatto che gli insegnanti annoiano e quindi è più che legittimo distrarsi con lo smartphone.

Sarei curioso di assistere a qualche loro lezione universitaria, per uscirne stravolto ed estasiato dal loro affabulare magnifico. Novara e Corsini su tutti.

Gabriele Saltelli