La lettura aiuta a crescere? Certo che sì, direte! È un’ovvietà, la lettura aiuta a crescere, senza punto interrogativo alla fine. Eppure, per sottolineare quello che a noi tutti appare un’evidenza, alcuni accademici delle università di Cambridge e Warwick nel Regno Unito e della Fudan University in Cina, hanno condotto uno studio scientifico. I dati, pubblicati sulla rivista Psychological Medicine della Cambridge University Press, dicono chiaro e tondo che leggere a partire dagli anni dell’ infanzia, come forma di piacere e divertimento, può aiutare i bambini a ottenere risultati migliori a scuola e avere maggiore equilibrio mentale durante gli anni difficili dell’adolescenza. La notizia la riporta in questi giorni Il Resto del Carlino.
La ricerca, basata sullo studio di oltre 10.000 bambini sottoposti a test cognitivi, scansioni cerebrali, valutazioni mentali e comportamentali, ha rilevato che i ragazzi adusi alla lettura fin da piccoli, hanno ottenuto risultati migliori nei test cognitivi sui livelli di apprendimento verbale, sviluppo della memoria e del linguaggio e rendimento scolastico. I ricercatori aggiungono che per raggiungere prestazioni ottimali, i ragazzini dovrebbero leggere almeno 12 ore alla settimana.
A livello di atteggiamenti individuali e di relazioni sociali, lo studio dimostrerebbe anche che coloro che hanno cominciato a leggere per piacere in giovane età mostrano, in genere, un livello di attenzione più alto in classe o nelle interazioni quotidiane, minori segnali di stress o depressione, scarsa aggressività e poca tendenza a trasgredire alle regole. Inoltre, rispetto ai loro coetanei coinvolti nell’indagine, manifestano meno interesse nei confronti di televisione, smartphone e videogame e dormono di più nell’arco delle ventiquattr’ore.
La lettura come attività di prevenzione, dunque? Come humus favorevole, terreno buono e coltivato dove è più difficile che possa crescere l’erba cattiva? La risposta è sì, naturalmente, ma le parole di Umberto Galimberti potranno meglio sviluppare l’idea: la letteratura serve per educare i nostri sentimenti, che non abbiamo come dote naturale ma come evento culturale. La natura infatti ci fornisce gli “impulsi” che hanno come loro espressione non la parola, ma i gesti. Il bullismo, per esempio, non è un fenomeno di mancata educazione, ma un vero e proprio arresto psichico di chi non si è evoluto dall’impulso per pervenire all’emozione. Dall’emozione si passa al “sentimento“, che non è un tratto naturale, ma culturale. A differenza dell’emozione, il sentimento è un elemento cognitivo. Oggi impariamo a conoscere i sentimenti attraverso la letteratura che ci insegna cos’è l’amore in tutte le sue varianti, e cosa sono il dolore, la disperazione, la speranza, la noia, lo spleen, la tragedia, la gioia. Una volta appresi questi sentimenti, siamo in grado di conoscere quello che proviamo, e, grazie alla descrizione letteraria, anche il corso e l’evoluzione del nostro stato d’animo.
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