“Caro prof, ci ha insegnato tante lezioni: di grammatica, di letteratura ma soprattutto di vita”.
È uno dei passaggi più commoventi di una lettera scritta a mano, su un foglio di carta. E consegnata l’ultimo giorno di scuola, l’8 giugno, dagli alunni della terza B della scuola media “T. Grossi” di Rho, in provincia di Milano, al loro professore di Italiano Vincenzo Rossi.
“Ci ha insegnato – scrivono i 26 alunni alla vigilia degli esami finali di terza media – che nella vita non ci si deve arrendere al primo tentativo, ma andare avanti, non lasciandosi fermare da nessuno, per nulla al mondo. Per questo la ringraziamo, le saremo sempre grati”.
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La sentita missiva conferma come un insegnante, attraverso le lezioni scolastiche, abbia la possibilità di coltivare sensibilità e rispetto in giovani di 12-13 anni. Dimostrando che la sua impronta può determinare un solco indelebile, ai fini della conoscenza e della coscienza che si viene a determinare nei bambini che stanno diventare adolescenti.
Ma soprattutto, secondo lo stesso docente di Italiano, questa missiva è l’esempio di come “nessun politico o sindacalista sia in grado di ricevere ‘ex abrupto’ (e spontaneamente) una lettera genuina carica di affetto e di riconoscenza educativa-didattica da un’intera classe. La Scuola Pubblica è tutta in questa lettera”, conclude il professor Vincenzo Rossi.
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LA LETTERA DEGLI ALUNNI SCRITTA A MANO: “Caro prof Rossi, le saremo sempre grati…”