Non ci sarà mai la riforma Bussetti: lo ha promesso lo stesso ministro dell’istruzione leghista, parlando il 24 settembre alla trasmissione radiofonica Rai ‘Un giorno da pecora’.
“Come sarà la mia scuola? Non sarà la mia scuola perchè io non intendo fare come i miei predecessori ponendo un nome su una riforma”, ha tenuto a precisare il responsabile del Miur.
L’obiettivo è sburocratizzare al massimo il sistema
“La mia idea – ha spiegato Bussetti – è quella di sburocratizzare al massimo un sistema che deve rimettere gli studenti al centro. Abbiamo avuto con l’ultima legge (la 107!5 ndr) tantissimo contenzioso, si è generata tanta confusione e di questo ne hanno risentito specialmente i docenti e ci si è dimenticati di considerare tutto l’aspetto amministrativo che va rilanciato”.
“E’ una scuola che ha bisogno di rimotivarsi – ha aggiunto – di rimettersi al centro. Riguardo ai ragazzi, non bisogna dare tanto attenzione alle loro competenze quanto alle loro attitudini”.
Niente mensa ai bimbi di Lodi che non pagano? Mai strumentalizzare i bambini
Poi Bussetti ha risposto ad un caso specifico: quello della sindaca leghista di Lodi, che attraverso la Giunta ha deciso di non far accedere alle mense scolastiche i bambini delle famiglie extracomunitarie a meno che non presentino dei documenti che attestino che non hanno proprietà nei loro paesi d’origine.
“Non bisogna mai strumentalizzare i bambini per fini particolari – ha risposto il ministro – : spero nella sensibilità degli amministratori locali che trovino in fretta una soluzione non mettendo in difficoltà questi ragazzi”.
Numero chiuso a Medicina, serve un’alternativa
Rispondendo a Enrico Mentana sul “non meglio precisato dissapore” con “il ministro Grillo in merito al numero chiuso alla facoltà di Medicina”, Bussetti ha specificato: “Non c’è nessun dissapore. Secondo me e secondo il ministro Grillo limitare, ma soprattutto adottare un metodo di selezione come quello che è stato adottato negli ultimi anni, non va sicuramente a selezionare i potenziali medici del futuro rispetto a capacità e competenza. Bisogna trovare sicuramente un’alternativa”.
Cellulare in classe, favorevole se è per la didattica innovativa
Il titolare del dicastero dell’Istruzione è quindi tornato sui motivi che lo portano ad essere favorevole all’utilizzo dello smartphone in classe o in laboratorio, seguendo la linea assunta dal suo predecessore a Viale Trastevere, la senatrice Valeria Fedeli: “sono favorevole ai telefoni cellulari in classe se questi, come tutti i device in generale, vengono utilizzati per una didattica innovativa. In ogni caso le scuole adottano un regolamento a riguardo”, ha ricordato il ministro Bussetti.