La riforma della Buona scuola, un diritto per tutti?

E così, Matteo Renzi definisce “Buona scuola” il piano di riforma scolastica che dovrebbe stravolgere radicalmente la scuola italiana, a suo dire migliorandola.

Fra le tante questioni sollevate, il problema degli sprechi economici è uno di quelli che più ci tocca; per fare un esempio, sappiamo che da anni nelle università ci sono corsi che hanno un alto costo per lo Stato ma che non vengono frequentati, oppure che hanno una frequentazione pressoché inconsistente dato lo scarso interesse riscontrato; l’impiego di risorse per mantenere attivi detti corsi con relativo personale è purtroppo estremamente corposo. Altro tasto dolente è la scelta del governo Renzi di concedere nuove sovvenzioni alle scuole private, mentre la scuola pubblica è in condizioni a dir poco fatiscenti: in molti casi ci sono edifici che cadono a pezzi. C’è da augurarsi che l’accesso all’istruzione e alla preparazione tecnica non debba diventare un diritto solo di chi se lo può permettere. La storia della scuola italiana è costellata di eccellenze, e questo è bene ricordarlo, perché in moltissimi settori essa ha creato luminari e studiosi straordinari che hanno dato al paese prestigio nel mondo. Da diversi anni invece, la tendenza sembra in calo, anche a causa di sempre maggiori tagli di risorse alla scuola pubblica.

Basterebbe vivere a contatto con la realtà quotidiana nelle diverse strutture scolastiche per accorgersi in prima persona di quello che accade nella scuole di tutto il territorio nazionale; solo in questo modo è possibile rendersi conto di come il personale presente sia insufficiente per gestire situazioni difficili e potenzialmente pericolose, soprattutto nelle scuole primarie e secondarie. Si riscontrano innumerevoli casi in cui maestre e maestri sono sovraccaricati di responsabilità, dovendo gestire classi di oltre 20-25 alunni per gran parte della giornata, abbandonati a se stessi e con poche tutele; gli operatori sono assegnati in numero del tutto insufficiente alle strutture di cui devono occuparsi, senza mezzi adeguati e con limitazioni economiche rilevanti, dati i continui tagli e le riduzioni di personale qualificato. Confrontandoci con il personale scolastico, abbiamo testimonianza di come spesso le aule siano fredde, umide e malsane poiché i comprensori sono costretti a risparmiare sul riscaldamento e su altri numerosi servizi, e il personale svolge le proprie mansioni spesso più per senso etico che per fare carriera.

Se davvero si avesse intenzione di attuare una riforma scolastica dopo decenni, auspichiamo che sia una riforma migliorativa che consenta l’accesso e la sicurezza a tutti gli studenti, e che porti l’istruzione ad essere un diritto per tutti e non solo per chi può economicamente permettersela.

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