La Lega di Salvini ha in mente di riformare la scuola. Un’altra idea calata dall’alto. Pensiamo, invece, a liberare la scuola dalle aberrazioni imposte dagli ultimi governi.
Nuovo possibile governo, nuova riforma. La Lega, attraverso il suo responsabile federale all’Istruzione, Mario Pittoni, in campagna elettorale ha dettagliato la riforma possibile: “unificazione di cinque anni di primarie e tre anni di medie inferiori in un unico ciclo. Per queste otto stagioni di studio sarà introdotto il cosiddetto ‘maestro e professore prevalente’. Il professore prevalente, uno soltanto, si occuperà delle materie principali (italiano, storia, geografia, scienze) e seguirà la classe per tutta la durata degli studi. Sarà affiancato dagli insegnanti delle materie specifiche (matematica, lingue, discipline sportive, discipline artistiche, musica)”.
Niente di nuovo sotto il sole!. E’ un mix della riforma Berlinguer- De Mauro e di quella attuata dalla Gelmini (maestro prevalente).
Quello che preoccupa è un’altra idea imposta dall’alto. Quando si tratta di scuola, tutti diventano esperti, anche se, nella migliore delle ipotesi, non frequentano le aule da anni. A dire il vero il senatore Pittoni, candidato divenire Ministro dell’istruzione, dichiara che non sarà una riforma calata dall’alto. Sarà, ma non mi fido! La “Buona scuola” docet.
Per stessa ammissione di M. Renzi, solo il 3% degli insegnanti è un sostenitore delle decisioni prese sulla scuola.
Partiamo dai guasti
Guardare avanti è il nuovo paradigma della società liquida. Il passato è azzerato, il presente è condizionato dal “nuovismo”, perdendo la sua solidità e quindi anche la condizione di essere metabolizzato e mai verificato sugli esiti.
Questo tratto sembra avere la riforma della Lega, anche se con i distinguo di proporsi, come scritto sopra, come un mix di idee già proposte.
Un suggerimento: guardiamo indietro, invece che avanti. Fermiamoci e rimediamo ai guasti prodotti dagli ultimi governi. In particolare da quello di Berlusconi (2008-2011) e di Renzi (2014-2016).
Nello specifico eliminiamo le classi pollaio (D.M. 81/09) e quelle superpollaio (Legge di stabilità 2015), ripristiniamo il tempo pieno e soprattutto le compresenze molto utili ai fini dell’inclusività. Senza dimenticare il modulo didattico, previsto dalla “defunta” legge 148/90 e i 2.4 milioni di € promessi dalla Gelmini e mai tornati alla scuola.
Gianfranco Scialpi
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