Da un’analisi attenta del documento sulle linee programmatiche dell’istruzione e dalle dichiarazioni fatte al G20 emerge quella che possiamo definire la linea politica del Ministro dell’Istruzione Bianchi.
Linea politica che muovendosi a 360 gradi dovrebbe apportare delle innovazioni radicali nel mondo della scuola a livello sia organizzativo e strutturale sia istruttivo, educativo e formativo.
A livello organizzativo e strutturale sembrerebbe che ci sia la volontà di “rivitalizzare l’autonomia scolastica” in una prospettiva funzionale alla valorizzazione della persona liberando la scuola dai “troppi adempimenti burocratici “ che, di fatto, finiscono col distrarre le energie scolastiche dal percorso didattico e educativo per le quali, almeno intenzionalmente, dovrebbero essere utilizzate.
Non si tratta di colpevolizzare le scuole o il centro, ma certamente ambedue hanno ecceduto nelle loro funzioni.
Il Ministero emanando atti “troppo dettagliati”; le scuole nel non riuscire a intraprendere iniziative veramente autonome o a “valorizzare i propri spazi di autonomia”.
Rivitalizzare l’autonomia deve significare democratizzare la scuola attraverso l’attribuzione di poteri reali agli organi collegiali, ormai obsoleti e privi di ogni capacità decisionale, molto spesso ridotti a semplici organismi collegiali di assenso a decisioni presi dall’alto.
L’autonomia nella sua idea iniziale aveva il fine di valorizzare i rapporti con il territorio, con le famiglie, con le associazioni, con gli enti locali, invece piano piano con piccoli interventi introdotti nei vari provvedimenti legislativi, si è finito con il vanificare la reale portata innovativa dell’autonomia.
Le scuole da strutture intenzionalmente educative sono diventate delle piccole aziende in concorrenza l’una contro l’altra e come i grossi centri commerciali per attirare i clienti offrono promozioni e offerte speciali volte ad aumentare il numero dei clienti.
La riforma annunciata dal Ministro Bianchi nelle linee programmatiche dell’istruzione si pone l’obiettivo di riprendere il concetto originario dell’autonomia funzionale ridestando nelle singole scuole il senso del dialogo “nell’ambito della rete di relazioni costituita dal sistema nazionale di istruzione, tra istituzioni dei diversi livelli di governo, scuole pubbliche e private paritarie, interlocutori a livello territoriale, secondo un approccio di governance multilivello attento all’ingaggio degli stakeholder”.
Lo stesso Ministro afferma che “le scuole devono essere poste nelle condizioni di poter erogare servizi adeguati” e per far questo non si tratta solo di assicurare personale qualificato in ogni istituzione, ma anche di supportate l’organizzazione con figure professionali specifiche avente per obiettivo il ritorno della scuola ai suoi valori per i quali è stata istituita.
Non si tratta di un ritorno nostalgico alla scuola del passato, a una scuola “produttivistica” voluta e auspicata da alcuni nostalgici, i quali “indulgendo eccessivamente ad alcune parole chiave non ben esplicitate o volutamente fraintese (competenze e valutazione, per esempio) si pongono l’obiettivo di ritornare alla scuola trasmissiva di conoscenze disciplinari”.
Si tratta invece di ridare fiducia negli allievi partendo dal promuovere in tutti e in ciascuno la motivazione ad apprendere e garantendo ad ognuno di essi la possibilità di usufruire dei benefici promozionali dell’educazione, dell’istruzione e della formazione.
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