Le periodiche contestazioni di piazza non scalfiscono le convinzioni del Governo sulla validità delle riforma della scuola. A dirlo all’Ansa è il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: commentando le proteste del 7 luglio in piazza Montecitorio, in corrispondenza con l’arrivo del disegno di legge nell’Aula della Camera, il responsabile del Miur ha detto che “non dobbiamo fare le riforme per placare le proteste o per accontentare una parte, le facciamo nel pieno esercizio della responsabilità politica e per dare un sistema educativo migliore al Paese”.
Il ministro insiste, poi, sull’impegno economico che il Governo Renzi ha confermato sulla scuola. “Facciamo la riforma nella convinzione – ha concluso Giannini – che siamo il primo governo che mette un ingente quantità di risorse nel settore e restituisce slancio alla scuola. Sono fiduciosa che dal muro contro muro – che se resta tale diventa più strumentale che di merito – si passi a fare di questo provvedimento un punto di partenza”.
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Al momento, tuttavia, le condizioni per avviare un dialogo tra le parti sembrerebbero impossibili. I sindacati già parlano di ricorsi di massa, prima che il ddl diventi legge, e una buona fetta di docenti e Ata sostiene che non svolgerà i compiti previsti dal piano di riforma, limitandosi alle funzioni lavorative ordinarie. Chissà se, a settembre, a riforma approvata, il gap tra Miur e contestatori potrà ridursi?
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