Personale

La “riforma” Gelmini per riflettere anche sui danni che oggi paghiamo

La cosiddetta “riforma Gelmini” della scuola? “Non è una riforma”, è solo un decreto che taglia in maniera drastica e indiscriminata le risorse per l’istruzione pubblica: in sintesi, queste erano le osservazioni che passavano sui giornali, commentando quanto la maggioranza di governo del tempo andava propagandando nel 2008 e 2010, durante il “Berlusconi IV” dentro cui stava il centro-destra, da Meloni a Salvini, da Forza Italia al Movimento per le autonomie del siciliano Raffaele Lombardo. 

E in effetti si trattava di “un provvedimento” che aveva: l’obbligo del grembiulino; il ritorno alla valutazione in decimi alla scuola elementare e media “illustrato” però da un giudizio analitico; il ritorno al maestro unico e un tempo scuola di 24 ore settimanali, senza tempo pieno; l’accorpamento di classi di concorso non omogenee;  l’affossamento della scuola professionale. 

Altra sintesi: più che riforma Gelmini passò come “riforma Tremonti”, avendo come unica finalità, espressa dal articolo 64 della finanziaria, tagli per 8 miliardi di euro e riduzione dell’organico per 130 mila unità tra insegnanti e personale ATA, soppressione della scuole sottodimensionate e accorpamento degli istituti con meno di 500 iscritti, il depotenziamento dei Centro di istruzione per gli adulti, con gravi problemi per le famiglie, per la gestione e la funzionalità del sistema scolastico.

Nel dettaglio: la cosiddetta “essenzializzazione” dei piani di studio si tradusse in una diminuzione del tempo scuola: 24 ore alle elementari, 29 nella scuola media, 30 ore nei Licei e 32 negli istituti tecnici. 

In pratica nella secondaria di primo grado il monte passò da 33 a 30 ore settimanali  e fu introdotta la prova nazionale Invalsi. 

Nella secondaria di 2° grado ci fu un pesante taglio delle ore di insegnamento negli Istituti tecnici e professionali, comprese le materie “di indirizzo” degli Istituti tecnici, dove la riduzione fu di 1/3 delle ore di lezione, e conseguentemente delle relative cattedre e quindi del personale docente.

Contestualmente, nulla si fece per buona parte degli edifici scolastici non a norma, sulla mancanza di strutture necessarie come biblioteche e aule di informatica, laboratori linguistici e soprattutto sull’altissimo numero di abbandoni e dispersioni.

Ma un’altra bordata mediatica fu inflitta, fomentando la contrapposizione fra insegnanti e studenti “buoni ” e “cattivi”.

Dunque quando l’opposizione si straccia le vesti, additando questa ministra come la peggiore di sempre, dovrebbe ripensare al suo trascorso, anche per rendere giustizia alle migliaia di docenti e personale che furono trasferiti o persero ore, cambiando sedi e insegnamento, mentre le mamme portavano la carta igienica alle scuole e i prof la carta per le fotocopiatrici.

Pasquale Almirante

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