Categorie: Politica scolastica

La riforma? Oggi si fa via e-mail

Anche per la scuola si volta pagina. Il coinvolgimento diretto della cittadinanza, reso possibile grazie alle tecnologie interattive ormai alla portata di tutti, ha mandato in soffitta le modalità classiche e collaudate da decenni per giungere ad un impianto legislativo condiviso: si salta a piè pari, almeno nella prima fase, il confronto con le parti sociali, con le associazioni e con i sindacati di comparto. E ci si rivolge direttamente ai lavoratori, alle famiglie, agli studenti. Anzi, questi ultimi diventano i primo interlocutori: sono loro, gli allievi prima di tutti, ha detto Renzi nella presentazione delle linee guida, che dovranno indicare la strada da percorrere. Certo, si continueranno a realizzare anche incontri tradizionali. Ma direttamente con la gente.

E sempre facendoli scaturire dalla “corrispondenza” digitale. Un concetto ribadito, nel corso della giornata ci presentazione delle linee guida, da Davide Faraone, responsabile scuola del PD, che è anche tra gli ispiratori della scuola targata Matteo Renzi: si tratta, non lo nasconde, di una vera “svolta per la modernità”. Perché “per la prima volta una riforma della scuola che non viene calata sulla testa di insegnanti e famiglie ma che mette al centro dialogo e ascolto come elementi imprescindibili per costruire una scuola moderna e che funzioni. Valutazione, merito, riforma del sostegno, collegamento stretto con il mondo del lavoro – continua Faraone – sono i capisaldi del progetto”. Faraone spiega che il Partito democratico “tra settembre e novembre, a partire dalla festa sulla Scuola di Orvieto, organizzerà una serie di eventi e di iniziative per ascoltare e promuovere i contributi che serviranno per migliorare la riforma. Chiunque volesse offrire un contributo o proporre iniziative in merito potrà farlo scrivendo una mail”.

Eccolo, allora, il nuovo modo di fare le leggi: cogliere gli umori e le indicazioni della massa non più attraverso la piazza. Nemmeno più con le assemblee nei luoghi di lavoro, in questo caso direttamente nelle scuole. Pure il confronto con l’utenza attraverso le risposte in tempo reale delle video-chat diventa antiquato. Ormai è tutto superato. Suvvia, siamo nel 2014! Ora basta un’e-mail. Si spera.

Alessandro Giuliani

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