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La Riforma va avanti, ma secondo Cgil-Flc si torna indietro di 500 anni

Soddisfazione del Ministro e dell’intero Governo per l’approvazione in via definitiva dei due decreti legislativi (nuovo obbligo scolastico e formativo e alternanza scuola-lavoro) in attuazione della legge di riforma n. 53.
Il primo provvedimento disciplina il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione dal primo anno della scuola primaria, per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età.
"Dall’anno scolastico 2005-2006
– annuncia il ministro Moratti – l’obbligo scolastico e formativo sale da nove a dieci anni. Per il raggiungimento di questo obiettivo sono investiti circa 16 milioni di euro l’anno, tratti dallo stanziamento della Finanziaria 2004, per l’esenzione dalle tasse e per l’incremento delle spese di funzionamento".
"Dal prossimo anno scolastico
– aggiunge ancora il Ministro – verranno inseriti nel sistema scolastico e formativo 30.000 ragazzi l’anno, che si aggiungeranno ai 90.000 complessivi già reinseriti grazie all’innalzamento dell’obbligo scolastico di un anno già attuato e ai percorsi sperimentali di formazione professionale realizzati dalle regioni".
"E’ tutta una bufala
– rispondono quasi in coro i sindacati e l’opposizione – con  questi due decreti il sistema scolastico ne esce ancora più impoverito".
Enrico Panini (Cgil-Flc) non ha dubbi: "Il Governo afferma che con questi due decreti si eleva l’obbligo scolastico a 18 anni, ma questa è una bugia colossale, dal momento che già nel 2003 è stata abrogata una legge, approvata nella precedente legislatura, che innalzava l’obbligo scolastico al primo anno della scuola superiore riportandolo alla fine della terza media".
"Tutto questo
– conclude Panini – avviene in un sistema d’istruzione che, con la modifica costituzionale approvata dal Senato, scivola nella direzione di tanti mini sistemi regionali e non può che allarmare ulteriormente per la velocità con la quale si intende arrivare alla resa dei conti con 500 anni della storia e della cultura del nostro Paese" (e il riferimento a 500 anni non è una svista del comunicato: "il segretario nazionale vuole proprio riferirsi a 500 anni cultura di questo Paese", è la precisazione dell’ufficio stampa di Cgil-Flc).
Altrettanto duro (anche se di tono meno epocale) è il commento di Francesco Scrima (Cisl-Scuola): "Nel decreto sul diritto-dovere, contrabbandato come innalzamento dell’obbligo scolastico – termine questo cassato dalla legge di riforma – troppo fragili appaiono gli strumenti che possano assicurare la effettiva esigibilità di un percorso di istruzione e formazione: insufficienti le risorse, discriminanti i percorsi, assenza di obiettivi precisi che possano abbattere l’alta percentuale della dispersione scolastica, con particolare riferimento al "gap" tra aree del Nord e del Sud Italia".
A questo punto, per completare il percorso previsto dalla legge 53, bisogna aspettare l’approvazione del decreto applicativo dell’art. 5 sulla  formazione iniziale dei docenti e quello, ben più complesso, sul secondo ciclo di istruzione.
Intanto i tempi stringono e le probabilità che non si riesca ad approvare quest’ultimo decreto entro l’autunno prossimo diventano sempre più concrete.

Reginaldo Palermo

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