Intanto un ringraziamento al dott.Grasso, non certo formale, per l’attenzione che ha voluto dedicare alle cose che ho scritto su Quota96.
Non considero la sua risposta un boomerang (non ho lanciato qualcosa contro qualcuno, che possa ritornare per colpire me): il confronto e la discussione, anche con punti di vista molto diversi, è la ragione per cui vale la pena esprimere la propria opinione, e misurarla con chi si occupa, con passione competenza, di argomenti che impegnano l’attività parlamentare.
Mi sono interessata di quota 96 non perché insegnante o lavoratrice della scuola; non sono una componente della Commissione Cultura. Ci sono certamente aspetti della vita delle scuola e del lavoro dei docenti che conosco meno di altri.
Me ne sono occupata perché l’ho considerata da subito un’ingiustizia; ho pensato che fosse giusto dare un contributo a trovare una soluzione, anche da non addetta ai lavori.
Tra gli attori del mondo della scuola, porto un punto di vista di genitore, che ascolta i ragazzi, e di cittadina: penso che sia importante anche questo per rendere giustizia ad un categoria colpita “in quanto tale”; la comprensione e l’alleanza di altri soggetti non è indifferente.
Una delle cose che ho scritto è sicuramente scritta molto male; per questo non è stato chiaro il mio pensiero, me ne scuso e lo preciso: gli insegnati fanno bene a parlare con i loro allievi di quello che è capitato loro, se lo ritengono,del fatto che è una ingiustizia, del fatto che ci sono dei responsabili, anzi dei colpevoli. Non penso affatto che debbano evitare questo; non c’è nulla che debba essere dissimulato. Penso che non sia giusto, invece, che alcuni (“accade, casi isolati, magari; ma accade”) facciano pesare ai ragazzi, o ai bambini, il fatto di non avere più voglia di insegnare; e che questo sia inteso quasi come un modo per sostenere la propria causa. Così come credo che l’attacco anche molto forte ad un partito, o ai parlamentari o al Governo dovrebbe essere distinto da un attacco alle “istituzioni” in quanto tali.
Ho avuto molto dalla scuola, soprattutto perché ho avuto alcuni insegnati che sono stati veri maestri, e maestre. Non voglio mitizzare la funzione docente; è un lavoro faticoso, più di altri.
Altri lavori faticosi e logoranti hanno regole previdenziali anche più penalizzanti, soprattuto le avevano nel passato.
Per quanto possibile, continuerò ad occuparmi della necessità di cambiare punti significativi della legge sulle pensioni del 2011, compreso “quota 96”.
Mi scuserà se non accetto l’accusa di doppiezza; è un tratto che non mi appartiene; ma naturalmente chi non mi conosce non è tenuto a saperlo. Sarei stata disonesta se avessi detto: “io ho firmato l’emendamento, altri hanno votato contro…e si chiamano Tizio e Caio”: confermo che se ci sono responsabilità, esse sono collettive, e maggiori quelle di chi se ne occupa un po’, e con molti limiti, come me.
Un cordiale saluto
Anna Giacobbe