Riprendo due dichiarazioni del Ministro Fedeli:
” Se si vuole dare rilancio agli investimenti per la scuola e per la formazione l’aggancio e’ l’investimento sulla qualita’ delle retribuzioni dei docenti, una delle professionalita’ piu’ importanti del paese“
Lo Stato è disposto ad investire “tanti soldi quanti anche la Cgil ha sottoscritto il 30 novembre scorso”. “Considero l’accordo del 30 novembre importante, perche’ ha gia’ stabilito qual e’ la cifra media“
Che dire? Mi sento offeso! E non credo di essere l’unico ! I toni trionfalistici, infatti, non riescono a nascondere la “miseria”.
Qualche riflessione. Innanzi tutto il Ministro, coerentemente con la logica dell’annuncite, che assomiglia ad un tritacarne che NULLIFICA le dichiarazioni del giorno precedente, ha abbandonato la battaglia di prospettiva per uno stipendio decoroso. Aveva espresso, infatti, l’intenzione di impegnarsi per un raddoppio delle retribuzioni degli insegnanti. ” I docenti devono essere pagati molto di più…sono professionisti, dovrebbero essere i meglio pagati…Ma non bisogna fare demagogia, non è un risultato che si possa raggiungere in poco tempo. Questa però è l’obiettivo a cui si deve tendere”
Chiedo al Ministro: non era il caso di dare un segnale forte di inizio “battaglia”, come le dimissioni immediate e revocabili (sarebbe stato un bel segnale!) solo in presenza di un atto formale ( Decreto Legge ) da parte del governo per un riconoscimento immediato di un aumento netto di 150€. Cifra leggermente inferiore rispetto a quella ipotizzata dai principali sindacati (“Il potere d’acquisto degli stipendi dei lavoratori del comparto scuola, dopo 6 anni di mancato rinnovo del Contratto, ha perso, rispetto all’inflazione, in termini nominali, 220 euro su base mensile, quindi per recuperare la perdita per il periodo 2010-2015 occorrerebbe un aumento retributivo medio mensile di pari entità”). Ministro Fedeli, rimandare ad un futuro imprecisato i cambiamenti, senza dare dei segnali di avvio nel presente è un esercizio di pura demagogia!
A proposito dei sindacati, e in particolare della Cgil, che ieri ha tenuto un convegno, non si fa più cenno alla suddetta cifra. Il motivo? Le rappresentanze hanno firmato un preaccordo il 30 novembre 2016 dove accettavano un “piatto di lenticchie” ( per il personale della scuola) per una revisione della Legge Brunetta a favore della contrattazione. Risultato: la legge Brunetta è stata sostanzialmente confermata, come pure il misero aumento di 85€ medi lordi nel triennio con dentro la beffa di una possibile sospensione degli 80€. Bel capolavoro!