Come si vincono le elezioni? Puntando su una idea forte: Lega e Cinque Stelle hanno sin da subito fondato la propria opposizione su una o più proposte manifesto. “Senza Cinque Stelle e reddito di cittadinanza, difficilmente ci sarebbe stato il Reddito d’Inclusione. Senza la propaganda leghista, non ci sarebbe stata l’agenda Minniti”.
Dunque, il centrosinistra, se vuole riprendere la sua leadership, deve ripartire da una idea forte, identitaria, che marchi la differenza con chi sta al governo e “questa bandiera non può che essere la scuola”.
L’idea è lanciata da Linkiesta che fra l’altro aggiunge quanto anche da noi più volte è stato sottolineato e cioè che né Lega né 5 Stelle hanno proposte importanti sulla scuola che non siano critiche sulla legge 107 e vaghe promesse di riforma. Fra l’altro, aggiunge, i due leader “non sono laureati, senza alcun curriculum professionale”, dimostrando così che “tra i pochi ascensori sociali che funzionano in questo Paese la scuola non c’è. C’è il consenso politico, c’è uno spirito del tempo che, giustamente o meno, ha delegittimato le élite, in favore della gente comune. Ma non c’è la scuola”.
“L’Italia ha un problema enorme con l’educazione delle persone e la formazione del capitale umano. Abbiamo un problema con la spesa scolastica, che solo durante l’ultima legislatura è tornata a salire e che per tutta la durata della crisi è andata incessantemente a diminuire, facendo dell’Italia uno dei Paesi europei che spende meno in istruzione. Abbiamo un problema con l’istruzione superiore, con le nostre 65mila immatricolazioni in meno tra il 2005 e il 2015, e col nostro 18% di laureati sul totale della popolazione, davanti al solo Messico nell’area Ocse. Abbiamo pure un problema con la qualità della formazione e basta andare a cercare i nostri studenti a fondo classifica nei test Pisa, sempre dell’Ocse, per rendercene conto. Soprattutto: la nostra scuola non aiuta a trovare la lavoro, né tantomeno a cambiarlo, con una formazione continua inesistente e con un mismatch tra domanda e offerta di lavoro che non ha eguali in Europa”.
“Mobilità sociale, perché il sapere – e non il reddito senza fare nulla – è la vera moneta del ventunesimo secolo.
Integrazione, perché l’unica strada per fare davvero degli immigrati delle risorse per il nostro Paese è far loro imparare qualcosa.
“Perché non chiedere all’Unione Europea che gli investimenti in formazione possano essere scorporati dal calcolo della spesa pubblica, non soggetti, pertanto, ai vincoli di bilancio che gli accordi di Maastricht impongono ai Paesi europei?”
Inoltre, aggiungiamo noi, è stata sempre prerogativa della sinistra quella di puntare sull’istruzione e sulla scuola, che sono fra le poche armi più semplici da fornire ai cittadini per riscattarsi, non solo da condizioni economiche miserabili, puntando alla loro emancipazione economica, ma anche per slegarsi dal potere della cultura delle classi dominanti, di chi possiede insomma i più sofisticati mezzi di informazione e formazione di massa.
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