In Italia ci sono più di 57 mila scuole: 14.800 private e 42.000 pubbliche. Tra queste ultime, il Ministero delle Infrastrutture e la Protezione Civile identificano 22.858 scuole come vulnerabili da eventi sismici e quindi da verificare.
Nei fatti, però, dopo tre terremoti e dieci anni di leggi, provvedimenti e stanziamenti di fondi, meno di una su dieci è stata davvero ispezionata. Una lacuna inquietante.
Il problema è che i Comuni e le Province non usano un unico standard per la raccolta dei dati. Il risultato è un patchwork di dati regionali spesso impossibili da confrontare. E che il Miur per ora non divulga, nemmeno dietro le ripetute richieste di Wired.
Conoscere gli indici di rischio può fare la differenza, perché mette i cittadini in condizione di esigere dai propri enti locali il rispetto di leggi e normative.
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