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La rivolta dei presidi: troppo lavoro mal pagato. La Buona Scuola è diventata un boomerang

Non sono studenti, nè docenti, ma sono ugualmente agguerriti. Stiamo parlando dei dirigenti scolastici che si scagliano contro il governo. Il motivo è presto detto: un concorso per nuovi presidi che tarda ad arrivare, compiti e responsabilità sempre più alti. La Buona Scuola, inizialmente vista benevolmente, si è via via trasformata in un boomerang. Gira sul web una tabella con cui si confrontano con i dirigenti pari grado di altri ministeri: con la metà dello stipendio (circa 55.000 euro lordi) hanno 21 responsabilità in più e non sempre hanno a che fare con la didattica.

 

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In un’intervista al Corriere Fiorentino, il presidente dell’ANP Toscana, Alessandro Artini, parla così: “Basta super lavoro: rifiuteremo incarichi, reggenze e ciò che non ci spetta. Il primo problema è che i carichi di lavoro, con tutte le incombenze burocratiche che ci piovono addosso, sono diventati insostenibili — spiega Artini — Poi, La riforma della Buona Scuola, che secondo molti di noi andava nella direzione corretta, ha finito per darci delle enormi responsabilità, ma senza darci dei poteri effettivi. Però quando i genitori vengono a contestare un docente inadeguato se la prendono, e giustamente, con noi dirigenti”.

 

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Il dirigente scolastico dell’Istituto Saffi, Valerio Vagnoli, sempre al Corriere Fiorentino, parla del suo caso concreto: “Dirigo una scuola di 1.200 studenti, e quindi ho a che fare con 2.400 genitori, con 190 insegnanti, con altri 50 dipendenti. E in più una volta a settimana devo andare a Palazzuolo sul Senio e Marradi per una reggenza — dice — Siamo sopraffatti, siamo sommersi dalle scartoffie, dai ricevimenti, dai collegi, dai genitori che legittimamente bussano alla tua porta. Lavoriamo 12 ore al giorno. E non basta. La domenica è l’unico giorno in cui abbiamo tempo per scrivere le relazioni della settimana: per questo io e altri dirigenti chiediamo, provocatoriamente, di aprire le scuole anche la domenica in modo da far vedere in che condizioni siamo”

Andrea Carlino

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