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La Robotica entra a scuola, ecco i primi studenti con competenze certificate

Uno dei più grandi filoni tecnologici innovativi e multidisciplinari è la robotica e la possibilità di “certificare” le competenze sulla loro programmazione, attraverso una sorta di patente. Ad avviare un primo percorso formativo della durata di 100 ore teso a conquistare questa “certificazione”, è stato  l’ITI Marconi di Torino che ha consentito a 21 alunni del triennio di specializzazione Elettronica di conseguire la “patente” che certifica le competenze in campo della robotica.

La certificazione riconosciuta a livello internazionale è equiparata a quella dei professionisti e rientra nel progetto “La Robotica entra a scuola!“, nato da una collaborazione tra la Pearson Italia e la COMAU, azienda “leader nel settore dell’automazione industriale che vede come obiettivo proprio quello di formare studenti con grandi competenze in questo settore.

Il progetto

L’ iter del progetto – spiegano gli addetti ai lavori – ha lo scopo di sviluppare tutte quelle skills indispensabili per progettare e gestire soluzioni di automazione industriale sempre più innovative e al passo con le richieste dell’Industria 4.0”.

“Assieme a Nesta e Oxford Martin School abbiamo appena pubblicato il report “The future of skills. Employment in 2030 ” ha spiegato in una nota Mario Mariani, amministratore Delegato Pearson Italy & Germany.

Si tratta in sostanza di un’analisi delle prospettive dell’occupazione da qui al 2030 in UK e USA in cui emerge la necessità di avere conoscenze trasversali e la robotica e l’Intelligenza Artificiale risultano tra le competenze più richieste nel mercato del lavoro.

Riconosciuto dal MIUR come percorso di alternanza scuola-lavoro, ha previsto inizialmente la formazione di due docenti dell’istituto e successivamente la formazione degli studenti (92 ore tra on line e presenza) a cura dei professori precedentemente formati.

Il “compagno di studi” robotico

E.DO, il robot modulare e open source ideato da Comau per il settore educativo permette di insegnare i primi elementi di coding e robotica, ma offre anche soluzioni alternative per rendere più interessanti i contenuti tradizionali. Durante il progetto pilota, il “compagno di studi” robotico ha guidato 3mila studenti delle scuole torinesi nello studio dell’arte e della matematica.

L’esame finale si è tenuta presso la sede della Comau a Grugliasco (TO), della durata di 8 ore , ha visto i ragazzi il 6 giugno, impegnarsi  sia  in una prova scritta individuale, sia in una prova pratica individuale in cui hanno dovuto mostrare abilità nell’utilizzo del simulatore RoboSim che una prova pratica di gruppo, effettuata utilizzando un sistema robotizzato.

Il progetto , inizialmente riservato alle scuole del Piemonte , da quest’anno è stato esteso a tutte le scuole d’ Italia e l’ITI Marconi, grazie alla volontà del dirigente Ugo Pirrone e alla passione dei due docenti, è stato pronto ad aderire considerandolo una preziosa occasione di aggiornamento per il personale docente e di concreta opportunità per i ragazzi, perché consente loro di  percepire i robot non come competitors sul mercato del lavoro, ma come strumenti da programmare e gestire.

Il futuro

Nei prossimi anni, pertanto, i robot sono destinati a uscire dalle fabbriche: si andrà, di certo, verso una collaborazione sicura e intelligente tra uomo e macchina, applicabile anche nella vita quotidiana.

Alla robotica sta succedendo quello che accadde tra gli anni Ottanta e Novanta all’informatica: allora, a scuola solo i pochi appassionati programmavano, poi l’informatica è diventata più semplice e quasi tutti si sono avvicinati alle nuove tecnologie.

Questa stessa evoluzione caratterizza oggi la robotica: da dominio di soli esperti sta passando a un uso sempre più diffuso, in ambiti diversi, dall’assistenza alla sanità.

La strada sembra quella giusta: questi laboratori sono frutto della collaborazione tra industria, startup, mondo della scuola e della formazione. Il sistema funziona e il prossimo passo potrebbe essere quello di esportare questo modello fuori dall’Italia.

Dino Galuppi

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