“Stop agli accordi tra La Sapienza e le università israeliane e dimissioni della rettrice Antonella Polimeni dal comitato tecnico-scientifico di Med-Or, la fondazione Leonardo che più di tutte è responsabile dell’inserimento dell’accademia nella filiera bellica”. A chiederlo, sono i collettivi studenteschi dell’università La Sapienza a Roma, che dopo l’occupazione del rettorato, avvenuta ieri sera, hanno avuto una mattinata scandita da momenti di tensione con forze dell’ordine.
L’episodio ha spinto la ministra dell’Università Anna Maria Bernini a contattare Vittorio Pisani, capo della polizia, per un confronto nei prossimi giorni. La linea del ministero resta comunque quella indicata nei giorni scorsi: né lassismo, né militarizzazione. “Non sono previste modifiche di alcun tipo – rimarcano fonti del ministero – alla gestione dell’ordine pubblico in occasione di eventi e manifestazioni all’interno degli atenei, né sono state fatte valutazioni in proposito”. Le tensioni sono esplose quando un gruppo di giovani ha tentato di entrare nell’edificio del rettorato dove era in corso l’assemblea dei collettivi. I ragazzi che volevano seguire l’assemblea, hanno lamentato di essere stati malmenati, anche non c’è stata nessuna carica da parte delle forze dell’ordine. A fine giornata gli studenti di Cambiare Rotta e di altri collettivi universitari che chiedevano di incontrare la rettrice Polimeni e di bloccare la partecipazione dell’ateneo al Bando Maeci Italia-Israele che scadrà il prossimo 10 aprile, si sono dati appuntamento al 9 aprile alla Farnesina e al 16 aprile all’ateneo, quando è convocata una nuova seduta del Senato accademico.
“Il Senato Accademico dell’UniTo ha deciso di non partecipare al bando Maeci, – affermano i ragazzi – mentre il rettore Bronzini dell’Uniba ha dato le sue dimissioni dalla Fondazione MedOr. Questo ci indica che vincere è possibile e che sono le mobilitazioni a creare le condizioni per ribaltare la realtà. La rettrice vuole provare a dipingerci come una minoranza, violenta e antidemocratica, e ad imporre la logica per cui soltanto tramite gli organi istituzionali è possibile portare delle rivendicazioni”.
La rettrice, dal canto suo, oltre a ribadire la più ferma condanna di ogni forma di violenza e di azione illegale e antidemocratica, si è detta disponibile a discutere le istanze della comunità studentesca, “purché queste giungano in modo condiviso attraverso la propria rappresentanza negli organi e non ledano i principi democratici e i diritti e le libertà altrui”.
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