Crescono le adesioni in Sardegna per presentare una proposta legge di iniziativa popolare per l’inserimento del principio di insularità nella Costituzione: la raccolta delle firme è infatti vicina al traguardo delle 50mila sottoscrizioni. A farlo sapere è stato il presidente del Comitato Insularità, Roberto Frongia, presentando un primo bilancio della raccolta.
Ora si è in attesa delle firme che provengono dalle altre isole e dalla Federazione degli emigrati sardi per avere la certezza di avere centrato l’obiettivo.
“Non c’è dubbio – ha detto Frongia – che i sardi abbiano capito che questa è la madre di tutte le battaglie! L’assistenzialismo è finito e soltanto dalla consapevolezza della nostra identità può arrivare la soluzione dei problemi della continuità territoriale, del costo dell’energia, delle infrastrutture, della sanità e dell’istruzione che non possono più essere trattati come se fossero una maledizione atavica contro i sardi”.
“In 308 su 377 comuni dell’Isola, si è costituito il ‘presidio insularità’: abbiamo almeno una ‘sentinella dell’identità della Sardegna’. Abbiamo cioè un’associazione locale, un consigliere comunale, un sindaco, un assessore che ha attivamente partecipato al progetto. Vorremmo ora coprire anche i comuni mancanti perché sia chiaro che tutta la Sardegna crede sino in fondo in questa sfida”, ha concluso il presidente.
Sempre nell’ambito della valorizzazione dell’isola, il mese scorso la Regione Sardegna ha approvato una legge di disciplina organica della lingua sarda e delle altre lingue parlate nell’isola: catalano, gallurese, sassarese e tabarchino. La decisione è stata storica, a livello regionale, perché è la prima volta che si è approvata nella storia dell’Autonomia.
La finalità principale del testo unificato “Disciplina della politica linguistica regionale”, varato il 27 giugno dal Consiglio regionale con 25 voti favorevoli e 20 contrari, oltre al maggior grado di tutela possibile, è quella di garantire uno status ufficiale all’idioma dell’Isola e riattivare la trasmissione intergenerazionale delle competenze linguistiche.
In pratica, ha commentato Paolo Zedda (Mdp), “questa legge avvia un percorso verso una pubblica amministrazione bilingue come già avviene in altre comunità linguistiche meglio tutelate, a partire da Trentino e Val d’Aosta”.
Per attuare la legge, ci si è avvalsi delle quote di autonomie previste della norme vigenti: la Sardegna attua anche la riforma Moratti sulla quota regionale dei piani di studio, cosa che consentirà di insegnare la storia della lingua sarda nelle scuole.
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