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La scarsa propensione all’innovazione didattica dei docenti

Il limite della scuola siciliana risiede principalmente nella scarsa propensione all’innovazione didattica della classe docente. Nonostante un’evoluzione pedagogica importante nel secolo scorso, fondamentalmente le nostre scuole sono uguali a quelle ottocentesche, dove il docente spiegava dei contenuti previsti in un libro di testo, utilizzando la lavagna, assegnava le pagine da studiare ed eventuali esercizi e poi verificava ad una data programmata che le conoscenze trasmesse fossero state acquisite.

Gli altri paesi d’Europa, soprattutto quelli nordici con in testa la Finlandia, hanno adottato approcci differenti, tanto che oggi, nelle prove standardizzate internazionali OCSE PISA sui ragazzi di quindici anni, risultano primi in Europa per posizionamento e i primi assoluti rispetto a Singapore, con la scuola italiana e soprattutto quella Siciliana molto in basso nella classifica internazionale.

Il primo passo da fare è quello migliorare gli ambienti di apprendimento sostituendo gli arredi, spesso obsoleti, con pezzi nuovi che consentono una disposizione differente dei banchi, in modo da consentire l’aggregazione e lo studio di gruppo.

Con “Leggo al quadrato” l’assessorato alla formazione professionale regionale ha portato avanti queste iniziative, ma di fatto, tranne poche eccezioni, non hanno sortito sostanziali miglioramenti delle scuole.

Il motivo è semplice, i fondi stanziati sono stati utilizzati per sostituire l’arredo, ma mantenendo le aule tradizionali e la didattica trasmissiva.

Orientando invece gli investimenti verso l’innovazione delle aule laboratorio, assegnando un punteggio alle scuole che hanno aderito al movimento Avanguardie Educative, con il vincolo di mantenere i nuovi modelli didattici una volta ottenuto il finanziamento, si avrebbe l’occasione per avviare un processo di miglioramento della scuola siciliana, allineandola alle migliori scuole d’ Europa.

Il modello è semplice: dotare le scuole di armadietti individuali per gli studenti, dove riporre i libri e il materiale didattico, allo stesso tempo realizzare delle aule dove ogni docente possa curare il proprio setting di apprendimento, allestite in funzione di quello che veramente gli serve, ad esempio un docente di scienze potrebbe avere poster di astronomia, di anatomia, microscopi, laboratori mobili di scienze, libri dedicati, e una Lim settata con gli applicativi dedicati. Potrebbe anche essere disposta per la realtà aumentata o per la realtà virtuale.

A questo punto, se i docenti non si muovono dall’aula a spostarsi sono gli studenti, in tal modo le dinamiche di aula relazionali si aggiornano ad ogni cambio d’ora.

Pertanto un investimento che:

  1. Rinnovi gli arredi e la tipologia e disposizione degli stessi
  2. Inserisca nelle scuole gli armadietti
  3. Attui attività di formazione specifica per realizzare queste tipologie di didattica
  4. Investa sulle tecnologie informatiche dedicate alla realtà aumentata
  5. Implementi le attrezzature di laboratorio
  6. Promuova le biblioteche digitali scolastiche

Con i seguenti risultati:

  1. Nuovi ambienti di apprendimento che sfruttano meglio la dimensione degli spazi
  2. Ottimizzazione dei tempi e degli strumenti per fare lezione
  3. Miglioramento del clima relazionale e della cooperazione tra studenti
  4. Sviluppo delle competenze trasversali
  5. Miglioramento del clima organizzativo in generale, con una maggiore gratificazione degli insegnanti.
  6. Ritorno mediatico immediato, in quanto i progetti realizzati, essendo molto innovativi, stimolano la curiosità delle famiglie e dei portatori d’interesse.

Insomma avviare un processo per nuovo modo di fare scuola e metterlo a sistema, non episodi isolati frutto di dirigenti scolastici e docenti illuminati, ma un rinnovamento globale adottando un modello che, laddove applicato, ha portato risultati straordinari.

Bruno Lorenzo Castrovinci

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