I lettori ci scrivono

La scelta della “settimana corta” non è supportata da motivazioni didattiche

Da alcuni anni si sta diffondendo in tutte le scuole secondarie di 1° grado quella che io considero solo “una moda” che non ha nessuna motivazione didattica; anzi la giudico piuttosto una vera aberrazione didattica.
Parlo della settimana corta alla Secondaria Inferiore, con orario su cinque giorni anziché sei. Ovviamente, dovendo spalmare 30 ore su cinque giorni, gli alunni sono costretti a fare sei ore al giorno di lezione (e sto parlando di un’età compresa fra gli 11 e i 14 anni). Nella mia scuola gli alunni entrano alle 8,20 ed escono alle 14,20 con due intervalli di dieci minuti alle 10,15 e alle 13,15. Questi orari sono rigidi perché dettati dalle esigenze degli scuolabus.
Se fossi riuscito a trovare almeno alcune valide motivazioni didattiche, avrei accolto la nuova proposta in modo positivo; invece non ho trovato nessuno, né genitori, né colleghi, né eminenti studiosi, che siano riusciti a darmi delle convincenti motivazioni nell’appoggiare questa novità.
Quando alcuni genitori della mia scuola, al momento dell’iscrizione hanno fatto la richiesta della settimana breve, noi docenti abbiamo dedicato un intero collegio per riflettere sulla questione e dare un nostro parere al Consiglio d’Istituto, al quale comunque sarebbe spettata la decisione finale.
La sorpresa è stata constatare che la stragrande maggioranza dei miei colleghi, pur non essendo molto entusiasti, appoggiava la richiesta dei genitori. Ma sorpresa ancora più grande è stata il sentire le loro motivazioni:
“Così io parto il venerdì pomeriggio e torno la domenica sera” (Beata te! Se te lo puoi permettere tutte le settimane sei fortunata).
“Così almeno per due giorni di seguito non sono assillato dalla sveglia” (Dormiglione! Cosa fai di notte?).
“Se non accettiamo perderemo alunni poiché si iscriveranno in altre scuole” (Proponiamo delle valide innovazioni didattiche e vedrai che non perderemo nessuno).
“I miei figli frequentano l’università in un’altra città e almeno nel weekend posso stare con loro” (Non conosco nessun ragazzo di 20-25 anni che nei weekend ambisca stare in famiglia).
“Il Comune fa molta pressione per la diffusione di questo orario, poiché permette un risparmio sul riscaldamento” (Quale? Molte scuole al sabato sono comunque aperte poichè la Segreteria e la Presidenza sono operative)
“Ormai la nostra è rimasta l’unica scuola in città che non adotta questo nuovo orario” (Perchè? Se tutti si buttano da un grattacielo, non per questo è una buona idea)
Ecc. ecc.
Avete letto qualche valida motivazione didattica?
Le motivazioni dei genitori coi quali ho parlato sono più o meno le medesime. Per gli alunni, l’unica cosa positiva, è che per due giorni consecutivi possono stare a letto fino a tardi. Mi chiedo però quando studino e facciano i compiti, visto che molti finiscono di mangiare alle 15 – 15,15 e poi via ancora per gli allenamenti sportivi, le lezioni di strumento, il catechismo ecc. Alcuni genitori rappresentanti di classe mi hanno detto che spesso i compiti li fanno di sera dopo cena. Mi chiedo che vita sia questa e se davvero ne valga la pena.
Non parliamo poi del nutrimento di questi ragazzi: molti non fanno colazione al mattino perchè si svegliano tardi, al primo intervallo mangiano un panino o una pizza, ma tanti delle merendine confezionate; al secondo intervallo (13,15) sono ancora affamati, così chi non ha portato un secondo panino prende d’assalto le macchinette con le merendine, gli snackini e le patatine fritte (per alcuni la seconda della giornata). Questo per cinque giorni a settimana. Ma perchè dobbiamo perdere ore ad insegnare loro una alimentazione corretta, se poi la scuola li obbliga ad orari assurdi?
Forse mi tirerò addosso le critiche di tutti quei colleghi per i quali avere il sabato libero è il massimo obiettivo scolastico, ma non posso tacere la constatazione innegabile che la sesta ora è un’ora persa; gli alunni non ne possono più di stare chiusi in un’aula e ottenere la concentrazione è un sogno irrealizzabile.
Qualche genitore ha suggerito di mettere alle ultime ore le cosiddette “materie leggere”, ma tutti i colleghi che si occupano di redigere l’orario scolastico annuale sanno che questo è assolutamente impossibile. A parte il fatto che nella scuola dell’obbligo tutte le materie hanno pari dignità e non esistono materie leggere o pesanti, materie di serie A o di serie B, poiché tutte concorrono alla formazione armonica del discente.
Con la presente ambirei sollevare il più vasto e approfondito dibattito possibile fra le famiglie e fra gli educatori, ma soprattutto auspico una risposta dall’attuale Ministro Fioramonti.
Carlo Alberto Bacilieri
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