“Tutti a Roma con papa Francesco!”, questa è la parola d’ordine dell’adunata di massa “per la scuola” che la Chiesa italiana ha in programma per sabato 10 maggio in piazza San Pietro. “La mobilitazione di scuole, famiglie ed associazioni è già in corso e conta di portare nella Capitale centinaia di migliaia di persone” informa l’Agesc.
Le scuole naturalmente sono quelle cattoliche, la loro mobilitazione è capillare e tempestiva, la partecipazione sarà compatta e massiccia: “già più di 150mila gli iscritti”. Anche Stefania Giannini sarà in piazza. Lo spiega a Famiglia Cristiana: “Ci sarò perché era da molti anni che in Italia non ci si mobilitava per la scuola, se non per protestare. Inoltre questo Papa, con i suoi gesti e le sue parole, ha la grande capacità di dare speranza e fiducia”. Ma, pensandoci bene, la sua partecipazione al raduno sembra impropria e anomala. Non ha senso come ministro italiano in carica (cosa va a fare?), né a titolo individuale (non ha “il dono della fede”, così ha detto). Allora forse la ragione vera va cercata nella sua carica di segretario politico di Scelta Civica e nella candidatura alle Europee nella lista “Scelta Europea con Guy Verhofstadt”.
Con la prospettiva di un seggio a Strasburgo, l’incontro a piazza S. Pietro costituisce una preziosa occasione, certo non per un comizio, ma per una presenza significativa a fini di propaganda elettorale.
In cambio Giannini avrà modo per ribadire i suoi orientamenti a favore delle scuole “paritetiche”- pardon – paritarie cattoliche, spacciate per scuole pubbliche, prospettando aperture per quanto riguarda i finanziamenti statali. Anche se, quasi sempre, le promesse e le assegnazioni di “priorità” vanno incontro a rapido e sicuro oblio. Intervistata da Famiglia Cristiana, il ministro aveva detto: “Vanno superate vecchie incrostazioni ideologiche. Si tratta di scegliere con decisione il modello europeo, cioè la libertà di scelta educativa per le famiglie e gli studenti.
Serve un modello integrato, dove un bene pubblico, come l`istruzione, può essere gestito da soggetti diversi. E lo Stato deve vigilare che questa gestione dia risultati validi”. Parole che risultano in sintonia con quelle del card. Angelo Scola: “una pluralità di modelli educativi che le istituzioni garantiscono fino alla dimensione economica”.
Fuor di metafora, le scuole cattoliche aspirano a essere finanziate al 100% dallo Stato, indirettamente e tramite il “buono scuola” alle famiglie. Buono scuola da allineare pian piano alle loro rette annuali. Il cui importo individuale arriva a circa 5.000 euro all’anno per studente. In totale fanno 6 miliardi di euro annui, cioè poco meno degli 8 miliardi tagliati alla scuola statale dal machete di Gelmini.
"Nelle more dell’emissione della nota M.I.M. sui termini, modalità e presentazione delle domande, da parte…
Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una settantina di studenti di tre…
L’insegnante e scrittore Christian Raimo ripercorre con ‘La Tecnica della Scuola’ i motivi che hanno…
La rivista online La Scuola Oggi ha organizzato un dibattito pubblico sul tema “Aggressioni in…
In occasione della Giornata della Sicurezza nelle Scuole, il Ministero dell’Istruzione e del Merito d’intesa…
Nelle scuole della provincia autonoma di Trento sta per arrivare una grande novità: come annunciato…