Attualità

La scienza dice di aprire le scuole. Il Governo se ne accorge?

Il 22 marzo è uscito sul Corriere della Sera un articolo relativo ad una ricerca scientifica di enormi dimensioni che dimostrerebbe che la chiusura delle scuole non incide in alcun modo sulla riduzione del contagio.

In molti organi di informazione la notizia ha ottenuto scarsa considerazione. Per La Tecnica della Scuola un primo articolo e poi un secondo lo hanno segnalato.

Dovrebbe esserci, a mio parere, una maggiore attenzione su tutti i mezzi di informazione, considerando che tra gli studenti e le loro famiglie vengono coinvolte decine di milioni di persone, ma evidentemente la scuola in Italia e con lei i bambini e gli adolescenti sembrano essere sempre agli ultimi posti dell’attenzione dei decisori politici e dei mezzi di informazione.

In alcuni telegiornali del 23 marzo si parlava degli hacker delle videolezioni, senza dire una parola sui risultati di questa ricerca.

Sarebbe un’occasione per dare una notizia positiva sulla scuola: gli sforzi di insegnanti e dirigenti scolastici, malgrado le tantissime difficoltà, hanno reso le scuole uno dei luoghi più sicuri, come peraltro sempre avviene.

Si parla della scuola quasi solo quando avvengono vicende deprecabili, ma quasi nulla si sa del lavoro quotidiano svolto da centinaia di migliaia di insegnanti, dirigenti e altro personale della scuola, che si prendono cura dei bambini e degli adolescenti che vivono in questo paese.

Come sempre fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce.

Il Corriere della Sera riporta la seguente dichiarazione della prof.ssa Sara Gandini: «In mancanza di evidenze scientifiche dei vantaggi della chiusura delle scuole, il principio di precauzione dovrebbe essere quello di mantenere le scuole aperte per contenere i danni gravi, ancora non misurabili scientificamente in tutta la loro portata e senz’altro irreversibili sulla salute psicofisica dei ragazzi e delle loro famiglie. La scuola dovrebbe essere l’ultima a chiudere e la prima a riaprire»

Quindi il danno fatto a bambini, agli adolescenti e alle loro famiglie è stato del tutto inutile? Perché non se ne parla? Si tratta forse di una fake news? Ma anche in questo caso varrebbe la pena parlarne per smentirla.

Se invece si tratta di una ricerca molto seria e importante, come sembrerebbe, non solo dovrebbe aprirsi un dibattito pubblico in grado di diffonderne i risultati e di comprenderne davvero il senso, ma il Governo dovrebbe riaprire immediatamente tutte le scuole e non continuare a parlare di “forse” apertura di scuole dell’infanzia e primarie.

Bambini e adolescenti hanno bisogno di scuola, non di andare a votare a 16 anni, tanto più in un momento in cui è stata negata loro un’istruzione adeguata a comprendere la realtà.

Hanno bisogno di costruire una propria identità e di formarsi delle opinioni derivanti da un corretto processo di raccolta e comprensione delle informazioni.

Hanno bisogno di incontrarsi e confrontarsi, guidati da adulti in grado di aiutarli a crescere culturalmente, in condizioni di benessere psicofisico. Così come la scuola ha bisogno di essere supportata e ascoltata, per dare a bambini e adolescenti una possibilità di crescita indispensabile per il loro futuro.

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Claudio Berretta

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