Aveva settantacinque anni e si era ammalato di covid-19 per il quale era stato ricoverato quasi due mesi in ospedale, da cui era stato dimesso poco tempo fa. E’ deceduto nella sua casa piena di libri, che “continuamente lo rallegravano”, dopo che aveva ripreso la sua attività di studioso e di scrittore, amante della filosofia, della logica, della scienza e di tutto ciò che si muoveva nella società.
Giorello era stato un allievo di Ludovico Geymonat, il grande filosofo della scienza che aveva segnato il cammino della moderna epistemologia italiana e che si prefiggeva l’obiettivo di superare le barriere tra il pensiero umanistico e quello scientifico. Così Giorello si era laureato in Filosofia nel 1968 e poi in Matematica nel 1971, anche se negli anni Ottanta si era distaccato dal suo maestro per intraprendere una strada originale che comprendeva lo studio di filosofi “irregolari ed emarginati” come Baruch Spinoza, John Stuart Mill e Bertrand Russell; di scrittori non convenzionali come William Fulkner e James Joyce, e pensatori “anarchici perché contro il metodo scientifico” come Paul Karl Feyerabend, ma anche cultore del filosofo austriaco Karl Popper.
In un testo pubblicato nel 2005, Di nessuna chiesa. La libertà del laico, spiega perché aveva adottato il relativismo come “scena di pensiero”, cioè il dogma che non c’è nessun dogma, e la difesa dellalaicità che riposava sull’acuta consapevolezza della fallibilità umana come stimolo per l’approfondimento continuo della ricerca, e al tempo stesso della libertà di pensiero rivolta contro qualsiasi forma di dogmatismo e di oscurantismo. Non per caso, in un altro suo libro che si intitolava Errore, sottolineava l’aspetto positivo dell’errore perché rappresentava la spinta indispensabile verso il progresso e la conoscenza, pur con la difficoltà gnoseologico-ontologica di poter cogliere la verità. Peraltro, la sua produzione scientifica abbracciava campi vastissimi e la stima nei suoi confronti era enorme: ha ricevuto attestazioni di apprezzamento sia dal presidente del consiglio, Giuseppe Conte, sia da eminenti scienziati come Edoardo Boncinelli, sia da prestigiosi intellettuali come Nuccio Ordine, nonché da editori e giornalisti (dal 1985 era una firma di riferimento del Corriere della Sera).
Giorello aveva assunto anche una veste più “scanzonata” e fantastica: da tempo si occupava del fumetto e a tal proposito aveva scritto, in collaborazione con altri, un libro giocoso La scienza tra le nuvole e una Filosofia di Topolino. Ma soprattutto amava un eroe come Tex Willer, il ranger amico degli indiani, che con i suoi pards Kit Carson, Tiger Jack e il figlio Kit, lottava contro tutti i prepotenti e i corrotti, senza disdegnare “una bella bistecca alta tre dita e una montagna di patatine fritte”.
Salvatore Distefano
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