Home Attualità La scrittrice Di Pietrantonio: “Bambini adultizzati e adolescenti infantilizzati. Divieti? Non sono...

La scrittrice Di Pietrantonio: “Bambini adultizzati e adolescenti infantilizzati. Divieti? Non sono vere soluzioni”

CONDIVIDI

La scrittrice Donatella Di Pietrantonio, vincitrice del Premio Strega 2024 con il suo libro “L’età fragile”, ha rilasciato un’intervista a La Repubblica in cui ha parlato dello stato di salute psicologica degli adolescenti di oggi, tematica che tocca da vicino il suo romanzao, citando e criticando alcune recenti riforme della scuola.

“Disagio profondo”

“Sono diversi ormai i casi che ci interrogano sullo stato di salute dell’adolescenza. Non dimentichiamo mai che i ragazzi sono inseriti in una società in cui il disagio non sempre visibile dall’esterno è sempre più forte. Il disagio è profondo e tocca tutti i pezzi di società, anche quelli che consideriamo più privilegiati. Se sono in crisi gli adolescenti, lo sono anche le famiglie, i genitori, le istituzioni”, ha esordito.

“La nostra crisi arriva anche a loro che sono in una fase della vita di grande trasformazione ed evoluzione. L’argomento è molto complesso. Ci troviamo davanti a bambini adultizzati e adolescenti infantilizzati. Questi adolescenti di cui ci meravigliamo sono quelli che noi abbiamo creato. Non c’è una ricetta facile adesso, se non quella di interrogarci e non pensare a facili soluzioni, quelle care a una certa nostalgia di alcuni ambienti della società patriarcale in cui si crede che i figli presi a schiaffi cresceranno bene. Vedo proposte come quella di togliere i telefonini a scuola o essere più severi nei voti in condotta che non rappresentano vere soluzioni a una questione molto più complessa. Gli episodi ripetuti di violenza ci mostrano come in alcuni casi ci sia un vuoto totale: l’incapacità di riconoscere l’altro da sé finisce per non dare più alcuna sacralità alla vita”, ha aggiunto.

“Il mio rapporto con Dante è iniziato come per tutti a scuola”

La scrittrice ha poi parlato di Dante: “Il mio rapporto con Dante è iniziato come per tutti a scuola ed è stato viziato dall’obbligo di studiarlo. Solo molto più tardi mi sono resa conto di quanto questo studio obbligato si sia depositato, sedimentato e strutturato dentro di me, diventando una lente e una guida verso altre letture più contemporanee”.