Può la Scuola accettare che un solo minore venga escluso? Possiamo noi docenti ed educatori non prendere le distanze da una simile ignominia? Può la Scuola citata nell’articolo 34 della Costituzione italiana non essere per definizione una Scuola che accoglie?
L’inclusione, di cui tanto si sente parlare, non passa solo dall’accogliere e dal progettare percorsi personalizzati per alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali o con disturbi specifici di apprendimento. L’inclusione è un atteggiamento interiore che va coltivato fin dalla prima infanzia. Se abituiamo i nostri studenti ad accettare che è bene escludere un compagno, dobbiamo sapere che questi minori cresceranno in una società che non accoglie. Dovremmo forse smettere di parlare di accoglienza, di inclusione e di accettazione delle diversità? Dovremmo rassegnarci a un grigiore di sentimenti e a un mondo in bianco e nero che separa, suddivide e classifica, in nome di un presunto bene superiore?
La Scuola Che Accoglie non è un movimento, un’associazione, un partito, un sindacato. La Scuola Che Accoglie si identifica con la Scuola stessa e rappresenta un monito per tutti a rammentarci che abbiamo il dovere di salvaguardare l’identità della Scuola come istituzione che svolge un servizio pubblico aperto a tutti, nel quale sono tutelate la legalità e la privacy. La Scuola per prima deve offrire un esempio di costituzionalità e di legalità.
Una Scuola che accoglie non esclude, è sopra le parti, sostiene i diritti di tutti e rappresenta un luogo di condivisione e di accoglienza delle idee di ciascuno. La Scuola stimola lo sviluppo di opinioni proprie e fornisce gli strumenti per costruirle. Ogni opinione è rispettabile: la Scuola insegna il rispetto delle opinioni.
La Scuola è democratica e rammenta che in nessun corso di istruzione degno di tale nome viene imposta un’unica verità assoluta.
La Scuola Che Accoglie siamo noi: dirigenti scolastici, professori, insegnanti, educatori e personale amministrativo, tecnico e ausiliario che operano su tutto il territorio italiano all’interno delle scuole, delle università e dei servizi educativi e di formazione. Una Scuola che non accoglie non può definirsi Scuola. Chi difende una non accoglienza tradisce la missione della Scuola stessa: non è accettabile che una Scuola democratica si contrapponga ad alunni e a famiglie.
Quale futuro si prospetta per la Scuola italiana?
Un mondo spaccato, una società disgregata e diffidente, una realtà sociale bietta e irragionevole dominata dalla paura e dalla rivendicazione?
Dove sono finite la Libertà, l’Uguaglianza, la Fraternità? Da dove derivano i nostri diritti, se non dagli ideali della Rivoluzione Francese, dal Risorgimento, dai Partigiani, dalle lotte sociali degli anni ’60-’70?
È sufficiente una piccola legge, una piccola paura, per annullare tutto questo con un colpo di spugna?
È a rischio l’integrità della Scuola. Se si negano i principi che sono posti a fondamento della Scuola, verranno intaccate anche le figure professionali che in essa operano.
Ciò che sta alla base della Scuola è la relazione educativa. In questo contesto, chi corre il pericolo più grave è la Scuola stessa e di riflesso tutti i suoi alunni e le famiglie, non viceversa.
La Scuola che accoglie siamo tutti noi e abbiamo il dovere di difenderla.
La Scuola Che Accoglie
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