Rimettere al centro la scuola! Questa la frase ormai divenuta un imperativo per tutti. Purtroppo, però, temo che resterà un dovuto e volenteroso imperativo solo nelle dichiarazioni di tutti. Di tutti quelli che in una scuola ci hanno vissuto ed operato poco o forse per nulla. Dirigenti scolastici, docenti e personale non docente, invece, sanno che la musica è ben altra e lo spartito di non semplice esecuzione.
Si propone, infatti, un aumento di organici dei docenti (bene!) per evitare le classi pollaio (benissimo!) e, fin qui, le soluzioni possibili ci sono e potrebbero anche prevedere tempi non lunghi, fors’anche immediati se lo si volesse (ed economicamente potesse), ma… ma c’è un “ma”, ….uno solo!
Si possono anche raddoppiare, o quasi, gli organici degli insegnanti e ovviamente del personale non docente (questione solo – si fa per dire solo – di soldi); si possono sancire nuove norme per la costituzione di classi con non più, per esempio, di 15/18 alunni per classe e magari non più di 10 in presenza di un DVA in condizioni di gravità e ciò di contro, rispettivamente, ai numeri di 27/ 28 o di 20 di adesso (anche questa questione solo – si fa per dire solo – di soldi). Il problema più concreto, tuttavia, quello di cui non si parla per nulla, rimane lo stesso e per questo, oltre che i soldi, molti soldi, ci vogliono anche tempi lunghi, molto lunghi. Nella migliore delle ipotesi, sia pur agendo con tempi “giapponesi” o “cinesi” e sia pur disponendo di relativi, immensi e strutturali finanziamenti, è ragionevole ipotizzare almeno quattro o cinque anni, specie in certe realtà, a meno che non si voglia ritornare ai doppi turni (mattino/pomeriggio) di vari decenni or sono.
In poche, ma concrete parole, se con maggiori organici e numeri ridotti di alunni per classe si raddoppiano o, perlomeno, si aumentano di un terzo le scolaresche, dove le si colloca poi materialmente? Almeno un terzo delle scuole, se non più, oggi hanno già difficoltà logistiche a sistemare ed ospitare gli alunni nei locali disponibili pur con gli attuali parametri e la pandemia ha messo ciò in risalto e… dunque?
Questa è la vera questione cui nessuno fa (o vuol fare) neppure il minimo cenno; di questo si deve discutere; su questo bisogna argomentare; per questo bisogna avanzare proposte concrete. Insomma, questa è la vera domanda. Ai politici l’ardua risposta.
Cosimo D’Agostino
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