Dopo quasi dieci mesi dalla dalla mala scuola, ho scritto molto e ho letto il doppio! Questo è l’unico aspetto positivo della buona scuola, per il resto bisogna cancellarla prima che ci distrugga tutti!
Mi sono imbattuto in questo libro: “il mentore: manuale di tirocinio per insegnanti in formazione”… nel capitolo sulle metafore dell’organizzazione scolastica (idea e immagini di Morgan).
Ho avuto un’illuminazione su come, ha trasformato, lui, Renzi, in peggio la scuola italiana: “strumento di dominio ovvero dispositivi di sfruttamento, sopraffazione e degrado della qualità della vita”, la scuola nella versione peggiore, dove è stata dimenticata la dimensione collegiale, e questa scuola è divenuta un accozzaglia di operatori: insegnanti isolati, e D.S. arroganti e prepotenti.
Aggiungendo a questa struttura a quest’idea organizzativa, la metafora di un’immagine politica, qui la “scuola non ha una missione chiara e condivisa, la scuola è un’arena”, dove diverse posizioni si confrontano e si scontrano, dove l’insegnamento e l’apprendimento sono secondari, rispetto all’ambiente in cui gli individui e i gruppi sono portatori d’interessi diversi è spesso in conflitto tra di loro. “Le persone realizzano i loro interessi attraverso l’esercizio del potere, con la costruzione di fazioni o coalizioni e cricche, le parole d’ordine sono potere, lotta, conflitto”.
Tutto questo danneggia il sistema organizzativo e lo sta rendendo invivibile (vedi la paghetta o mancetta del preside, vedi le gare per chi ha realizzato il prodotto migliore con la propria UDA), e dove le scelte sono ottenute dalla mediazione tra le persone più potenti all’interno dell’organizzazione (vedi vari PTOF neanche elaborati nella maggior parte dei collegi docenti, ma imposti de facto dal D.S. e dalla sua coalizione portatrice di personali interessi, e contemporaneamente bloccando gli sforzi di altri soggetti). La versione voluta dalla maggioranza PD-ALA-NCD è quella peggiore di questa immagine: che condurrà alla distruzione della Scuola come unità organizzativa, dove la coerenza scopare e nessuna realizzerà le finalità desiderate, in quest’ambiente l’apprendimento-insegnamento diventa un insieme di compiti imposti sul meno potente per gli interessi del più potente.
A mio avviso l’insegnamento non deve essere inteso o concepito come un’abilità o una professione, ma esso stesso è arte, solo concependo l’insegnamento come arte si potranno sviluppare le competenze degli individui e la loro creatività.