Sono molti gli interrogativi e le perplessità che sovrastano l’efficienza dell’Azienda che neanche la Confindustria prende in considerazione, sulla quale l’alternanza degli schieramenti partitici segna una direzione ogni volta divergente.
Da Berlinguer a Di Mauro, da Di Mauro alla Moratti, dalla Moratti a Fioroni ed ora…?
Si avrà lo scongelamento della Moratti o la ripresa di una nuova politica scolastica del gambero rosso, dal motto: “avanti adagio, quasi indietro“? Si avrà forse la riforma della controriforma?
In una società italiana segnata da una forte crisi economica, nella quale gli unici stipendi intoccabili sono quelli dei parlamentari, il nuovo governo sarà in grado di investire nella scuola e di progettare un futuro per l’istruzione e per la crescita cultura dei suoi futuri cittadini?
Da 15 anni si assiste ad un continua riduzione delle risorse destinate al settore dell’istruzione e le modeste somme assegnate non sempre vengono investite bene e addirittura al Viale Trastevere se le fanno anche rubare.
Nei dibattiti politici e nei comizi elettorali si sprecano le promesse di qualità, efficienza, progettualità, sviluppo, mentre la fotografia della scuola italiana presenta diffuse sacche di inefficienza, di carenze strutturali e di servizi, di limitato sostegno alla progettualità degli operatori che vorrebbero fare tanto e spesso rimangono con le mani legate e con la bocca asciutta.
Obbligo scolastico, diritto allo studio, sistema formativo, biennio obbligatorio, formazione del personale, innovazione metodologica e didattica sono alcuni dei filoni che il nuovo governo dovrebbe attenzionare e segnalare nei programmi e nei dibattiti politici. Perché non se ne parla? Nove milioni di docenti, studenti e genitori sono forse cittadini di serie B ? I genitori che fanno “i sindacalisti” dei figli a scuola, perché non scendono in piazza a reclamare il diritto all’istruzione e alla formazione seria e continua, in ambienti sereni e funzionali ad un vero apprendimento?
Il pullman di Veltroni o l’elicottero di Berlusconi non si sono mai fermati in una scuola, perché i ragazzi non votano, ma non sanno che in ogni istituto con ottocento alunni ci sono 1.600 genitori elettori? Non sanno i politici che investendo nella scuola garantiscono stabilità di governo e sicuro sviluppo per il Paese? Non è forse vero che una buona scuola, una scuola di qualità è garanzia di un Paese migliore, di una società sana e onesta, di nuove energie e preziose intelligenze?
Un gruppo di scrittori ed intellettuali con a capo Ernesto Galli della Loggia in una lettera aperta ai futuri amministratori della res publica hanno scritto che una scuola estranea alla meritocrazia non può funzionare e che l’eccesso di indulgenza danneggia gli studenti e l’intera società.
Se le scuole si riducono a diplomifici e la preparazione generale degli studenti risulta inadeguata, qualcuno si dovrà assumere le responsabilità di tutto ciò. Il sei politico di sessantottina memoria, il mito dell’egualitirismo ha fatto il suo tempo. La scuola di oggi richiede impegno, serietà e perché no, anche severità e giustizia nel premiare chi studia e aiutare chi non studia.
Restituire ai docenti il prestigio e l’autorevolezza del ruolo intervenendo con tempestività e rigore nei casi di palese negligenza o inadeguatezza, dovrebbe essere messo al primo posto di un progetto di ripresa dopo decenni di lassismo che hanno prodotto demotivazione sfiducia
Il prossimo 1° aprile a Roma, presso la Camera dei Deputati si terrà un incontro, con collegamento internet, tra le due primedonne della Minerva, i viceministro Valentina Aprea dell’era morattiana e Mariangela Bastico del governo Prodi-Fioroni.
Parleranno di progetti, risponderanno alle domande dei dirigenti e docenti delle scuole d’Italia, affronteranno temi concreti e anche scomodi: organico da incrementare e non ridurre; personale da motivare e qualificare; nuovi criteri di assunzione e selezione del personale; innovazioni didattiche e metodologiche per una scuola europea; organi collegiali da rivitalizzare e rendere funzionali; assestamento amministrativo ed organizzativo degli uffici centrali e periferici; autonomia delle scuole anche in vista della verifica dei risultati che mettono in luce il merito e la responsabilità ed infine quale scuola per il secondo decennio del terzo millennio.
Speriamo che tutto ciò non si riduca ad un pesce d’aprile!