Ieri, su Rai1, è andata in onda la prima puntata della serie Circeo, basata sui fatti che i media hanno racchiuso nella frase “Massacro del Circeo”. La stessa orribile storia era stata raccontata dal film, basato sul romanzo di Edoardo Albinati, La Scuola Cattolica.
Il film, come spiega SkyTg24, narra i fatti avvenuti tra il 29 e il 30 settembre del 1975, quando due giovani ragazze, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, furono rapite, stuprate e torturate fino alla morte della Lopez. Colasanti, invece, riuscì a salvarsi fingendosi morta.
Le due ragazze furono violentate, seviziate, massacrate e insultate dai tre. Furono legate e chiuse in uno dei bagni della villetta dove ruppero un lavandino nel tentativo di liberarsi. Quando i tre scoprirono il tentativo di fuga, decisero di ucciderle. La 19enne Rosaria venne annegata nella vasca da bagno, mentre la Colasanti riuscì a sopravvivere fingendosi morta.
La rinchiusero insieme al cadavere della ragazza nel bagagliaio di una Fiat 127 bianca. I tre poi partirono verso Roma, intenzionati a disfarsi dei cadaveri. Arrivati in viale Pola, nel quartiere Trieste, i tre decisero di andare a cena. Colasanti iniziò a gridare e a battere colpi alle pareti del bagagliaio.
I rumori attirarono un metronotte che diede l’allarme ai carabinieri. La ragazza fu portata in ospedale dove fu ricoverata, con prognosi di oltre trenta giorni. Per i fatti furono arrestati Angelo Izzo e Gianni Guido mentre il terzo, Andrea Ghira, messo in allarme da una soffiata, riuscì a fuggire.
Colasanti è morta nel 2005, all’età di 47 anni, a Roma a causa di un tumore al seno, ancora duramente sconvolta per la violenza subita trenta anni prima. Avrebbe voluto assistere al nuovo processo contro Izzo. Non smise mai di chiedere giustizia. Le sue ultime parole furono: “Battiamoci per la verità”.
L’autore del romanzo, vincitore proprio per questo testo del premio Strega 2016, tra le pagine del libro cerca in qualche modo di mettere in relazione il contesto storico della sua scuola, la stessa che hanno frequentato gli aguzzini, qualche anno prima di lui, e il massacro.
Albinati ha frequentato l’istituto privato San Leone Magno nel quartiere Trieste (Roma), luogo che descrive come bigotto, repressivo, fatto solo di apparenze, intriso di cultura maschilista e patriarcale, ricettacolo di disagi giovanili che spesso hanno sfociato, come in questo caso, nella violenza.
Numerosi sono i commenti dei telespettatori che credono che prodotti mediali come questi siano più che mai utili e attuali. “Per quanto dolorose queste storie come quella di Elisa Claps sono proprio contenta che se ne stia parlando, finalmente un po’ di informazione in merito a questi crimini efferati”, ha scritto una ragazza su X.
Leggendo i diversi post di X è emerso che molti giovani hanno accolto positivamente la storia della famiglia Claps, grazie anche all’impeccabile interpretazione degli attori, Vincenzo Ferrara, Gianmarco Saurino e Giacomo Giorgio, tra gli altri. Un’utente, in merito al momento del riconoscimento del cadavere, ha scritto: “Questa scena mi ha distrutto l’anima, le lacrime sono uscite incontrollate. Bravissimi tutti che hanno fatto un grandissimo lavoro per rappresentare a pieno il dolore di questa famiglia”.
Proprio in questi mesi abbiamo raccontato numerosi atti di violenza contro le donne, frutto spesso di una cultura tossica. Per questo il film è tremendamente attuale.
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