I lettori ci scrivono

La scuola c’è, ma la famiglia latita con modelli educativi errati

Sui modelli educativi degli adolescenti di oggi è meglio stendere un velo pietoso.

Hanno dei comportamenti devianti e spesso fuori dalle logiche del buon senso e del rispetto verso le persone, le cose e l’ambiente che li circonda. Non sanno più cosa sia il rispetto degli altri: rispetto? Una parola ormai antica, andata in disuso, che appartiene ad un’altra epoca e ad un altro pianeta.

Spesso restiamo esterrefatti da certe logiche comportamentali degli adolescenti perché nei tempi attuali è diventato normale vedere ragazzi che non hanno timore dell’ordine costituito, che rispondono in modo poco corretto agli insegnanti (ed anche ai genitori), che non riconoscono più l’autorità costituita, oppure coloro che fanno rispettare le regole.

Insomma i ragazzi di oggi sovvertono l’ordine costituito, non lo accettano più perché non sono più abituati ai “no”, ma ad ottenere qualsiasi cosa tutto e subito. Non capiscono il valore del sacrificio, della conquista in quanto non sono abituati più all’impegno assiduo, alla tenacia, alla lotta ad ogni costo per raggiungere un obiettivo.

E allora continuiamo a chiederci: dov’è l’educazione e dove sono la buona condotta a scuola? La risposta è: la buona educazione è morta perché la famiglia non educa più e la scuola non può sobbarcarsi questo onere.

La gestione del gruppo classe è una cosa difficile da costruire con le nuove generazioni, ma altrettanto complesse sono le dinamiche che si instaurano al di fuori dell’ambiente scolastico, quando i ragazzi si confrontano con la realtà esterna. Si tratta delle competenze sociali, ossia del tessuto di relazioni e di comportamenti da tenere all’esterno. Quando sono fuori dalle mura scolastiche i ragazzi sembrano che vadano a briglia sciolta assumendo, spesso, comportamenti poco consoni alla civile convivenza.

Fuori dal contesto scolastico il ruolo non deve più essere gestito dagli insegnanti, ma dai genitori, perché la buona condotta e la buona educazione che devono manifestare all’esterno della scuola non rientra nei compiti del docente, ma in quello genitoriale. Infatti le espressioni “comportati bene”, “non usare un linguaggio scurrile”, “porta rispetto per gli adulti”, non sono affidate ai docenti, anche se anch’essi educatori, ma principalmente alla famiglia, che deve dare l’indirizzo educativo dei figli.

Quando si sta in un luogo pubblico (pizzerie, bar, teatri, musei) i ragazzi devono assumere un comportamento rispettoso, altrimenti, se accompagnati dagli insegnanti, offrono un’immagine dell’istituzione scolastica che danneggia non solo la scuola stessa di appartenenza ma anche la reputazione degli insegnanti.

Occorre, quindi, che gli studenti acquisiscano, prima ancora delle competenze linguistiche, tecniche, logico matematiche, le competenze sociali e relazionali che, purtroppo, in diversi contesti, non sono messe bene in evidenza. Bisogna, quindi, lavorare bene sulla socializzazione e sull’interazione ambientale, prima ancora di certificare le competenze disciplinari trasversali e i traguardi educativi.

La scuola ha sempre fatto e farà la sua parte, ma la famiglia dov’è? Se non esiste il suo sostegno non si va da nessuna parte e questo deve essere ben chiaro a tutti. Non possiamo lasciare una generazione allo sbando sotto il profilo sociale e culturale.

La scuola c’è, ma la famiglia latita con modelli educativi errati.

Mario Bocola

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